NUOVI SANTI
a cura di Gian Paolo Cassano
Un martire della dittatura comunista, morto nel 1962, il primo beato martire della Lituania, esempio di eroismo cristiano che stato proclamato beato domenica 25 giugno a Vilnius, nella liturgia presieduta dal card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. E’ mons. Teofilo Matulionis, arcivescovo di Kaiiadorys; nato da una famiglia contadina di profonda fede cattolica a Kudorikis, il 22 giugno 1873, venne ordinato sacerdote il 4 marzo del 1900. A San Pietroburgo si occup della costruzione della chiesa del Sacro Cuore del Salvatore, i cui lavori vennero interrotti con lo scoppio della Rivoluzione Bolscevica nel 1917, che port ad un suo arresto nel 1923 padre Matulionis e condannato a tre anni di prigione. Scarcerato divenne parroco della chiesa del Sacro Cuore. Il 28 dicembre 1928, venne clandestinamente nominato vescovo titolare di Matrega e il 9 febbraio 1929, sempre in maniera clandestina, ricevette l’ordinazione vescovile.
Venne arrestato una seconda volta nel novembre 1929 e condannato a dieci anni di campi di concentramento nelle Isole Solovki, nel Mar Bianco e, successivamente, nel maggio 1933 ad un anno d’isolamento punitivo con l’obbligo dei lavori forzati. Liberato qualche mese dopo e tornato in Lituania, fu nominato vescovo ausiliare di Kaunas e cappellano supremo dell’Esercito, carica che ricopr per poco tempo, per via dell’invasione sovietica del 1940. Con l’occupazione nazista nel 1943, fu nominato vescovo di Kaiiadorys; quando nel 1944, le truppe sovietiche invasero di nuovo la Lituania, il regime comunista inizi subito la persecuzione della Chiesa.
Fu quindi arrestato per la terza volta e condannato a 7 anni di prigione; uscito dal carcere, nonostante l’et ed i problemi di salute, continu il suo ministero, esortando a non scendere a compromessi con il regime. Il 20 agosto 1962, in seguito ad una perquisizione alquanto severa nella casa in cui alloggiava, il 1962 il nuovo Beato mor. Il decreto per la beatificazione riconosce il martirio a causa delle sofferenza causate dal carcere.
Le lunghe e penose degenze – ha detto il card. Angelo Amato alla Radio Vaticana – nelle prigioni, nei campi di concentramento, nei domicili coatti si protrassero per rutta la vita del Beato e sfinirono a poco a poco la sua forte fibra di sacerdote e di pastore. Ma le privazioni e le torture, non piegarono la sua volont di bene. In quel periodo di buio della coscienza retta, ostilit dei nazisti e dei comunisti non aveva alcuna giustificazione razionale. Era solo era il frutto dell’odio verso il Vangelo di Ges e la Chiesa.
Mons. Matulionis sopport in vita umiliazioni e disagi della prigioni, nella lealt al Vangelo vedendo in lui un ‘vero uomo di Dio’ e un ‘Santo’, totalmente affidato alla Divina Provvidenza.
La volont di Dio – ha detto mons. Jonas Ivanauskas, attuale vescovo di Kaiiadorys, la fedelt al Vangelo, alla Chiesa, al Santo Padre, alla Santa Sede, ma anche la forza: il carattere molto umile, molto amabile, con la forza, il non avere paura. Mons. Teofilius sottolineava sempre la fiducia: non avere paura, il Signore sempre ci sta vicino, il Signore sempre con noi.
L’Europa – ha sottolineato il segretario generale del CCEE, mons. Duarte da Cunha – stata costruita anche sul sangue dei martiri, che sotto il regime sovietico, totalitarista e agnostico, non ha lesinato gli sforzi per difendere i diritti fondamentali di ogni uomo e si prodig in particolare per la salvaguardia della libert di coscienza.
Gian Paolo Cassano
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