LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Il bisogno di amore che c’è in ogni essere umano e la certezza dell’amore incondizionato di Dio per ciascuno sono stati oggetto della catechesi all’udienza generale di mercoledì 14 giugno. “Tante persone oggi cercano una visibilità solo per colmare un vuoto interiore: come se fossimo persone eternamente bisognose di conferme. Però, ve lo immaginate un mondo dove tutti mendicano motivi per suscitare l’attenzione altrui, e nessuno invece è disposto a voler bene gratuitamente a un’altra persona?” Infatti “un mondo senza la gratuità del voler bene” sarebbe in realtà un inferno. Il Pontefice ha ricordato che non esistono persone del tutto cattive, ma infelici. E Dio ci guarda per primo: “Dio non ci ama perché in noi c’è qualche ragione che suscita amore. Dio ci ama perché Egli stesso è amore, e l’amore tende per sua natura a diffondersi, a donarsi. Dio non lega neppure la sua benevolenza alla nostra conversione: semmai questa è una conseguenza dell’amore di Dio”.
Il suo è un amore incondizionato, anche quando eravamo sbagliati, come padre o una madre, come le tante mamme che a Buenos Aires facevano la fila per entrare in carcere: “non si vergognavano. Il figlio era in carcere, ma era il loro figlio”. Così fa Dio con noi: “ma può essere che Dio abbia alcuni figli che non ami? No. Tutti siamo figlia amati di Dio. Non c’è alcuna maledizione sulla nostra vita, ma solo una benevola parola di Dio, che ha tratto la nostra esistenza dal nulla. La verità di tutto è quella relazione di amore che lega il Padre con il Figlio mediante lo Spirito Santo, relazione in cui noi siamo accolti per grazia. In Lui, in Cristo Gesù, noi siamo stati voluti, amati, desiderati. C’è Qualcuno che ha impresso in noi una bellezza primordiale, che nessun peccato, nessuna scelta sbagliata potrà mai cancellare del tutto”. Ora la medicina per cambiare il cuore di una persona infelice è l’amore. Per questo bisogna abbracciarla, “farle sentire che è desiderata, che è importante, e smetterà di essere triste. Amore chiama amore, in modo più forte di quanto l’odio chiami la morte. Gesù non è morto e risorto per sé stesso, ma per noi, perché i nostri peccati siano perdonati. È dunque tempo di risurrezione per tutti: tempo di risollevare i poveri dallo scoraggiamento, soprattutto coloro che giacciono nel sepolcro da un tempo ben più lungo di tre giorni”.
All’Angelus domenica 18 giugno, nella Solennità del Corpus Domini, ha lanciato un appello ad accogliere i rifugiati senza paura e vincendo ideologie distorte, in vista della Giornata mondiale del rifugiato (del 20 giugno). “Le loro storie di dolore e di speranza possono diventare opportunità di incontro fraterno e di vera conoscenza reciproca. Infatti, l’incontro personale con i rifugiati dissipa paure e ideologie distorte, e diventa fattore di crescita in umanità, capace di fare spazio a sentimenti di apertura e alla costruzione di ponti”. Poi ha messo l’accentro sulla forza che il cristiano trova nell’Eucaristia, sottolineando che nutrirci di Gesù Eucaristia “significa anche abbandonarci con fiducia a Lui e lasciarci guidare da Lui”. Qui Gesù ci dà forza per aiutare il prossimo; così “l’amore gratuito ricevuto da Cristo nella Comunione eucaristica, con l’opera dello Spirito Santo alimenta il nostro amore per Dio” e per i fratelli che “incontriamo nel cammino di ogni giorno”. La sua presenza solidale “è dappertutto: nelle città e nelle campagne, nel Nord e nel Sud del mondo, nei Paesi di tradizione cristiana e in quelli di prima evangelizzazione. E nell’Eucaristia Egli offre sé stesso come forza spirituale per aiutarci a mettere in pratica il suo comandamento, amarci come Lui ci ha amato, costruendo comunità accoglienti e aperte alle necessità di tutti, specialmente delle persone più fragili, povere e bisognose.”
Gian Paolo Cassano
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