LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
“Speranze del mondo e speranza della Croce”; su questo tema si è sviluppata la riflessione del Papa all’udienza generale del mercoledì santo 12 aprile. La speranza cristiana “nasce dalla Croce” e, a differenza di quelle umane che crollano, guarda il Cristo crocifisso e “dura fino alla vita eterna”. E’ “una speranza nuova” che matura come un “seme piccolo”, come ha fatto Gesù che, dando la sua vita, ha trasformato “il nostro peccato in perdono, la nostra morte in risurrezione, la nostra paura in fiducia”. Ecco perché “sulla croce, è nata e rinasce sempre la nostra speranza”; e “quando scegliamo la speranza di Gesù a poco a poco scopriamo che il modo di vivere vincente è quello del seme, quello dell’amore umile”, perché “non c’è altra via per vincere il male e dare speranza al mondo”. Ma la logica del seme che muore, dell’amore umile, è la via di Dio, e solo questa dà frutto: “lo vediamo anche in noi: possedere spinge sempre a volere qualcos’altro (,,,) E Gesù lo dice in modo netto: «Chi ama la propria vita la perde» (Gv 12,25): (…) chi ama il proprio e vive per i suoi interessi si gonfia solo di sé e perde”. Chi invece “serve, vive al modo di Dio: allora è vincente, salva sé stesso e gli altri; diventa seme di speranza per il mondo”. E’ vero amore che “passa attraverso la croce, il sacrificio, come per Gesù. La croce è il passaggio obbligato, ma non è la meta, è un passaggio: la meta è la gloria, come ci mostra la Pasqua”. Ora amare è “donare la vita, non possederla”: come “fanno le mamme: danno un’altra vita, soffrono, ma poi sono gioiose, felici perché hanno dato un’altra vita. Dà gioia; l’amore dà alla luce la vita e dà persino senso al dolore. L’amore è il motore che fa andare avanti la nostra speranza”. Papa Francesco ha poi esortato a contemplare il Crocifisso, “sorgente di speranza” perché “sperare con Gesù è imparare a vedere già da ora la pianta nel seme, la Pasqua nella croce, la vita nella morte”.
A Pasqua domenica 16 aprile, celebrando in S. Pietro la S. Messa ha ricordato che “il senso della vita è dato dalla fede in Cristo risorto”. Francesco ha sottolineato che la Risurrezione di Gesù “è il mistero della pietra scartata che finisce per essere il fondamento della nostra esistenza”. Condividendo una conversazione telefonica, avuta con un ragazzo gravemente malato, il Papa ha mostrato la morte in Croce di Cristo come via di fede per comprendere “disgrazie”, “malattie”, “guerre”, “distruzioni”, “odio”. Per questo la Chiesa continua a dire: “fermati, Gesù è risorto”. Questa “non è una fantasia” perché “la Risurrezione di Cristo non è una festa con tanti fiori”, ma è “il mistero della pietra scartata che finisce per essere il fondamento della nostra esistenza”. Oggi in una “cultura dello scarto, dove quello che non serve prende la strada dell’usa e getta”, quella pietra scartata “è fonte di vita”. Così “anche noi, sassolini per terra, in questa terra di dolore, di tragedie, con la fede nel Cristo Risorto abbiamo un senso, in mezzo a tanta calamità”, perché siamo “un sassolino presso quel sasso, quella pietra che la malvagità del peccato ha scartato”. Francesco ha quindi esortato a mettersi alla presenza di Dio con tutte le paure, le domande, le incertezze i “problemi quotidiani” o “tragedie umane”, invitando a tornare alla proprie case “ripetendo nel vostro cuore: Cristo è risorto” !
Nel messaggio prima della benedizione “Urbi et Orbi”, il Papa, guardando al male che in “diverse forme” opprime il cuore dell’uomo, ha ribadito che il “Signore non si stanca” di cercarci “nei deserti del mondo”. Gesù “con la sua risurrezione (…) ci ha aperto il passaggio alla vita eterna”. Egli “non si stanca di cercare noi, suoi fratelli smarriti nei deserti del mondo. E con i segni della Passione – le ferite del suo amore misericordioso – ci attira sulla sua via, la via della vita. Anche oggi Egli prende sulle sue spalle tanti nostri fratelli e sorelle oppressi dal male” e “attraverso i tempi”, il Pastore Risorto “va a cercare chi è smarrito nei labirinti della solitudine e dell’emarginazione”, attraverso persone che “sanno avvicinarsi” portando “rispetto” e “tenerezza” e quella voce “che richiama all’amicizia con Dio”. Il Signore “si fa carico di quanti sono vittime di antiche e nuove schiavitù: lavori disumani, traffici illeciti, sfruttamento e discriminazione, gravi dipendenze…..”. Cristo è vicino a quanti “sono costretti a lasciare la propria terra” per le guerre, il terrorismo, le “carestie”, o i “regimi oppressivi”. Per questo ha fatto appello affinché “il Signore Risorto guidi i passi di chi cerca la giustizia e la pace; e doni ai responsabili delle Nazioni il coraggio di evitare il dilagare dei conflitti e di fermare il traffico delle armi”. Così ha ricordato Siria, Terra Santa, Medio Oriente, Iraq, Yemen, Africa, America latina, Ucraina, perché il Signore doni la pace in queste terre. Parlando specialmente della grande mancanza di lavoro per i giovani europei, il Papa ha quindi evidenziato che “il Signore risorto, che non cessa di colmare il continente (…) della sua benedizione” ed ha invocato il dono della speranza, per quanti “attraversano momenti di crisi e difficoltà”.
Gian Paolo Cassano
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