LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Nella prima settimana di Quaresima (dal 6 al 10 marzo) il Pontefice (insieme con la Curia romana) ha vissuto l’esperienza degli esercizi spirituali ad Ariccia, nella Casa del Divin Maestro, predicati da padre Giulio Michelini.
Domenica 12 febbraio all’Angelus ha pregato per la tragedia del Guatemala e alle adolescenti vittime del rogo, scoppiato l’8 marzo scorso, in una casa di accoglienza per minori, pregando “per tutte le ragazze e i ragazzi vittime di violenze, di maltrattamenti, di sfruttamento e delle guerre. Questa è una piaga, questo un urlo nascosto che deve essere ascoltato da tutti noi e che non possiamo continuare a far finta di non vedere e di non ascoltare.”
Ha poi sottolineato il messaggio di speranza che è nella croce cristiana, non una “suppellettile” di casa o un “ornamento da indossare”, ma l’emblema di Gesù morto e risorto per noi. Commentando l’episodio evangelico della Trasfigurazione ha evidenziato come “la ‘luminosità’ che caratterizza questo evento straordinario” ne simboleggi lo scopo: “illuminare le menti e i cuori dei discepoli affinché possano comprendere chiaramente chi sia il loro Maestro. È uno sprazzo di luce che si apre improvviso sul mistero di Gesù e illumina tutta la sua persona e tutta la sua vicenda”. Gesù avviandosi verso Gerusalemme vuole preparare i suoi discepoli al compimento della sua missione, di un Messia “diverso rispetto alle attese” di cui la Croce è un segno: “non un re potente e glorioso, ma un servo umile e disarmato; non un signore di grande ricchezza, segno di benedizione, ma un uomo povero che non ha dove posare il capo; non un patriarca con numerosa discendenza, ma un celibe senza casa e senza nido. È davvero una rivelazione di Dio capovolta, e il segno più sconcertante di questo scandaloso capovolgimento è la croce. Ma proprio attraverso la croce Gesù giungerà alla gloriosa risurrezione, che sarà definitiva, non come questa trasfigurazione che è durata un momento, un istante”. E’ proprio attraverso la croce che Gesù giungerà alla risurrezione: quindi Gesù “ha voluto mostrare ai suoi discepoli la sua gloria non per evitare a loro di passare attraverso la croce, ma per indicare dove porta la croce”. Infatti “chi muore con Cristo, con Cristo risorgerà. E la croce è la porta della risurrezione. Chi lotta insieme a Lui, con Lui trionferà. Questo è il messaggio di speranza che la croce di Gesù contiene, esortando alla fortezza nella nostra esistenza. La Croce cristiana non è una suppellettile della casa o un ornamento da indossare, ma la croce cristiana è un richiamo all’amore con cui Gesù si è sacrificato per salvare l’umanità dal male e dal peccato”. Da qui l’invito del Papa non solo a contemplare la Croce, simbolo della fede cristiana, segnando le tappe verso la Pasqua “per comprendere sempre di più la gravità del peccato e il valore del sacrificio col quale il Redentore ci ha salvati”, ma anche seguire l’esempio di Maria che ha “contemplato la gloria di Gesù nascosta nella sua umanità”.
Gian Paolo Cassano
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