LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Con Gesù la misericordia di Dio “si è fatta carica delle povertà degli uomini”, donando a tutti “la possibilità di salvezza”. Nell’udienza di mercoledì 14 settembre (festa dell’Esaltazione della S. Croce) il Papa Francesco ha spiegato come Cristo si sia fatto “vicino a tutti”, in particolare “ai più poveri”. Gesù “era un pastore che era tra la gente, tra i poveri: lavorava tutto il giorno con loro. Gesù non era un principe. E’ brutto per la Chiesa quando i pastori diventano principi, lontani dalla gente, lontani dai più poveri: quello non è lo spirito di Gesù. Questi pastori Gesù rimproverava, e di loro Gesù diceva alla gente: ‘fate quello che loro dicono, ma non quello che fanno’”. Commentando il Vangelo di Matteo in cui il Signore chiama a seguirlo persone “gravate da una vita difficile” e “che hanno tanti bisogni”, promettendo loro “che in Lui troveranno riposo e sollievo”, ha ricordato che è un invito “rivolto in forma imperativa”. Gli “sfiduciati della vita”, i poveri, i piccoli “non possono contare su mezzi propri, né su amicizie importanti”, ma “solo confidare in Dio” e sanno di “dipendere” dalla misericordia del Signore, “attendendo da Lui l’unico aiuto possibile”. Divengono così suoi discepoli, ricevendo la promessa “di trovare ristoro per tutta la vita”. Di qui il riferimento all’Anno Santo, in cui “i pellegrini varcano la Porta della Misericordia” per “trovare Gesù, per trovare l’amicizia di Gesù, per trovare il ristoro che soltanto Gesù dà. Questo cammino esprime la conversione di ogni discepolo che si pone alla sequela di Gesù. E la conversione consiste sempre nello scoprire la misericordia del Signore. Essa è infinita e inesauribile: è grande la misericordia del Signore”. Ricevendo inoltre il “giogo di Gesù”, ogni discepolo entra “in comunione con Lui“, perché Cristo è “al centro della loro relazione con Dio”, scoprendo “la volontà di Dio mediante la sua persona: mediante Gesù, non mediante leggi e prescrizioni fredde che lo stesso Gesù condanna.” Egli ha ancora ricordato come nei momenti “di stanchezza e di delusione” occorra “capire se stiamo mettendo le nostre forze al servizio del bene”, o se tale stanchezza non sia “causata dall’aver posto fiducia in cose che non sono l’essenziale, perché ci siamo allontanati da ciò che vale realmente nella vita”. Il Signore ci insegna invece cosa significhi “vivere di misericordia per essere strumenti di misericordia”.
Domenica 18 settembre, all’Angelus, ha invitato a pregare uniti per la pace, in riferimento all’incontro interreligioso ad Assisi segnato dalla sua presenza martedì 20 settembre, invitando parrocchie, associazioni ecclesiali e singoli fedeli a vivere quei momenti “come una Giornata di preghiera per la pace”. Francesco ha pure esortato a vivere secondo il Vangelo, scegliendo la strada retta indicata da Gesù e non seguendo la logica di una “diffusa corruzione”. Così ha esortato ad allontanarsi dallo spirito e dai valori del mondo, “che tanto piacciono al demonio”, per vivere secondo il Vangelo. L’invito è stato a compiere una “scelta chiara” tra Gesù e lo “spirito del mondo”, tra la logica della corruzione, della sopraffazione e dell’avidità e quella della rettitudine, della mitezza e della condivisione. Ha così paragonato la corruzione alla droga: c’è chi “pensa di poterla usare e smettere quando vuole. Si comincia da poco: una mancia di qua, una tangente di là… E tra questa e quella lentamente si perde la propria libertà. Anche la corruzione produce assuefazione, e genera povertà, sfruttamento, sofferenza. E quante vittime ci sono oggi nel mondo! Quante vittime di questa diffusa corruzione”. Seguendo invece la logica evangelica “dell’integrità, della limpidezza nelle intenzioni e nei comportamenti, della fraternità”, diventiamo “artigiani di giustizia”, aprendo “orizzonti di speranza per l’umanità”. Così, nella gratuità e nella donazione possiamo servire “il padrone giusto”, cioè Dio. “È importante decidere quale direzione prendere e poi, una volta scelta quella giusta, camminare con slancio e determinazione, affidandosi alla grazia del Signore e al sostegno del suo Spirito”. Bisogna quindi rispondere “con l’astuzia cristiana” all’astuzia mondana: infatti “lo spirito del Vangelo richiede uno stile di vita serio – serio ma gioioso, pieno di gioia! -, serio e impegnativo, improntato all’onestà, alla correttezza, al rispetto degli altri e della loro dignità, al senso del dovere. E questa è l’astuzia cristiana”.
Quindi ha ricordato la chiusura a Genova del Congresso Eucaristico Nazionale e la Beatificazione (sabato 17 settembre) in Sardegna di Elisabetta Sanna.
Gian Paolo Cassano
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