La Parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

“Chi è il mio prossimo? Chi devo amare come me stesso?” Da queste due domande è partita la riflessione del Papa Francesco sulla parabola del Buon Samaritano, proposta dal Vangelo domenicale, all’Angelus di domenica 10 luglio. Un racconto che “indica uno stile di vita, il cui baricentro non siamo noi stessi, ma gli altri, con le loro difficoltà, che incontriamo sul nostro cammino e che ci interpellano”. Infatti “gli altri ci interpellano. E quando gli altri non ci interpellano, qualcosa lì non funziona; qualcosa in quel cuore non è cristiano”. Non sono io a “catalogare gli altri per decidere chi è il mio prossimo e chi non lo è. Dipende da me essere o non essere prossimo. La decisione è mia. Dipende da me essere o non essere prossimo della persona che incontro e che ha bisogno di aiuto, anche se estranea o magari ostile. E Gesù conclude: ‘Va’ e anche tu fa’ così’. Bella lezione! E lo ripete a ciascuno di noi: ‘Va’ e anche tu fa’ così’, fatti prossimo del fratello e della sorella che vedi in difficoltà”.
Non bisogna fermarsi alle parole, (come dice la celebre canzone di Mina), ma bisogna “fare”. E “mediante le opere buone, che compiamo con amore e con gioia verso il prossimo, la nostra fede germoglia e porta frutto”. Di qui alcune domande che vanno dritte alla propria coscienza: “la nostra fede è feconda? La nostra fede produce opere buone? Oppure è piuttosto sterile, e quindi più morta che viva? Mi faccio prossimo o semplicemente passo accanto? Sono di quelli che selezionano la gente secondo il proprio piacere? Queste domande è bene farcele spesso, perché alla fine saremo giudicati sulle opere di misericordia”.
Ma Francesco è sceso nel concreto: il Signore potrà dirci: “ma Tu, ti ricordi quella volta, sulla strada da Gerusalemme a Gerico? Quell’uomo mezzo morto ero io. Ti ricordi? Quel bambino affamato ero io. Ti ricordi? Quel migrante che tanti vogliono cacciare via ero io. Quei nonni soli, abbandonati nelle case di riposo, ero io. Quell’ammalato solo in ospedale che non va a trovare nessuno ero io!”
Gian Paolo Cassano

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