NESSUNO NE PARLA (O QUASI)
news quasi sconosciute
a cura di Gian Paolo Cassano
E’ passato un anno e mezzo da quando (era il novembre 2014) una folla inferocita (di musulmani) linciati e arsi vivi a Kasur, per presunta blasfemia, due coniugi cristiani Shahzad Masih e Shama Bibi. In Pakistan una legge anti blasfemia punisce con la morte il trasgressore: per questo non sarà facile ottenere giustizia per la morte dei due cristiani. E’ quanto ha affermato (all’agenzia Fides) l’avvocato cristiano Sardar Mushtaq Gill, impegnato come legale di parte offesa, rappresentando il fratello di Shahzad, che ha presentato la denuncia. Intanto il maggiore imputato Yousaf Gujjar ha ottenuto la libertà su cauzione, ma “il confronto giudiziario è molto duro” – spiega l’avvocato Gill – e “dli arrestati hanno anche lanciato minacce verso dei testimoni, per intimidirli, perfino nell’aula giudiziaria” racconta. Alcuni sono pentiti: “Durante gli interrogatori, ho sentito personalmente il dolore, hanno versato lacrime” osserva Gill. “L’iter giudiziario si presenta lungo e difficile: speriamo che la magistratura riconosca l’orrendo crimine e faccia giustizia”.
Una notizia di speranza giunge invece da quelle regioni. E’ il pellegrinaggio che mons. Sebastian Francis Shaw (arcivescovo di Lahore, in Pakistan) ha compiuto in India insieme a 16 sacerdoti della sua diocesi, per pregare per la pace e la riconciliazione fra Pakistan e India, nello spirito del Giubileo della misericordia, motore di una nuova cultura di pace e armonia. Il pellegrinaggio si è tenuto lo scorso 18 aprile scorso ed i pellegrini, dopo 13 ore di pullman sono arrivati a Delhi, accolti da una delegazione guidata dall’arcivescovo della città, mons. Anil Couto. Centinaia di studenti di entrambe le nazioni si sono scambiati lettere di amicizia.
Gian Paolo Cassano
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