LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Dio ama tutti e per Gesù “non ci sono pecore definitivamente perdute”. Così si è espresso il Papa all’udienza generale mercoledì 4 maggio, commentando la parabola della pecorella smarrita. Infatti l’immagine del Buon Pastore, che si carica sulle spalle la pecorella smarrita, è l’icona della “sollecitudine di Gesù verso i peccatori” e della “misericordia di Dio che non si rassegna a perdere alcuno”. Dio cerca la pecora smarrita, i “figli perduti per poi fare festa”. Così ci incontriamo con “lo stile con cui agisce Dio”, quello della misericordia, che “non può rassegnarsi al fatto che una sola persona possa perdersi”. Perché “Dio non conosce la nostra attuale cultura dello scarto, in Dio questo non c’entra. Dio non scarta nessuna persona; Dio ama tutti, cerca tutti… Tutti!” Allora il “Signore quindi va cercato là dove Lui vuole incontrarci, non dove noi pretendiamo di trovarlo! In nessun altro modo si potrà ricomporre il gregge se non seguendo la via tracciata dalla misericordia del pastore”. Purtroppo, nella comunità cristiana c’è sempre qualcuno che “se ne è andato lasciando il posto vuoto”. Non bisogna credere che sia “una perdita inevitabile (…), non dobbiamo essere chiusi perché avremo il puzzo delle cose chiuse. Mai!”. E’ un pericolo che si corre “quando manca lo slancio missionario che ci porta ad incontrare gli altri”. Ma per Dio nessuno “è definitivamente perduto”, perché “fino all’ultimo momento, Dio ci cerca. Pensate al buon ladrone; ma solo nella visione di Gesù nessuno è definitivamente perduto ma solo pecore che vanno ritrovate”. Così “nessuna distanza può tenere lontano il pastore; e nessun gregge può rinunciare a un fratello”, perché “trovare chi si è perduto è la gioia del pastore e di Dio, ma è anche la gioia di tutto il gregge”.
Domenica 8 maggio, nella solennità dell’Ascensione, al Regina Coeli, il Papa si è rivolto anche ai molti partecipanti alla marcia della vita, ricordando le mamme e la Giornata delle comunicazioni sociali auspicando che il “modo di comunicare nella Chiesa abbia sempre un chiaro stile evangelico, uno stile che unisca la verità e la misericordia”. Qui si contempla “il mistero di Gesù che esce dal nostro spazio terreno per entrare nella pienezza della gloria di Dio, portando con sé la nostra umanità”. Ma “da quel giorno per gli Apostoli e per ogni discepolo di Cristo è stato possibile abitare a Gerusalemme e in tutte le città del mondo, anche in quelle più travagliate dall’ingiustizia e dalla violenza, perché sopra ogni città c’è lo stesso cielo ed ogni abitante può alzare lo sguardo con speranza. Gesù, Dio, è uomo vero, col suo corpo di uomo è in cielo! E questa è la nostra speranza, è l’àncora nostra, che è là, e noi siamo saldi in questa speranza, se guardiamo il cielo. In questo cielo abita quel Dio che si è rivelato così vicino da prendere il volto di un uomo, Gesù di Nazaret. Egli rimane per sempre il Dio-con-noi – ricordiamo questo: Emmanuel, Dio con noi – e non ci lascia soli!” Così si può annunciare a tutti la vita nuova che viene dal Risorto: “questa è la testimonianza (…) che ogni domenica dovrebbe uscire dalla nostre chiese per entrare durante la settimana nelle case, negli uffici, a scuola, nei luoghi di ritrovo e di divertimento, negli ospedali, nelle carceri, nelle case per gli anziani, nei luoghi affollati degli immigrati, nelle periferie della città…”.
E’ lo Spirito Santo a renderla possibile: “qui sta il segreto di questa missione: la presenza tra noi del Signore risorto, che con il dono dello Spirito continua ad aprire la nostra mente e il nostro cuore, per annunciare il suo amore e la sua misericordia anche negli ambienti più refrattari delle nostre città. È lo Spirito Santo il vero artefice della multiforme testimonianza che la Chiesa e ogni battezzato rendono nel mondo. Pertanto, non possiamo mai trascurare il raccoglimento nella preghiera per lodare Dio e invocare il dono dello Spirito”.
Gian Paolo Cassano
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