LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Trattare sempre con misericordia i peccatori, senza scendere mai “a compromessi” col peccato. È l’insegnamento evangelico che Papa Francesco ha approfondito nella catechesi all’udienza generale mercoledì 20 aprile.
L’episodio dell’incontro con la pubblica peccatrice, che ai piedi del Maestro, li bagna con le sue lacrime e li asciuga con i suoi capelli, nella casa di Simone il fariseo è stato scelto dal Pontefice come traccia per la sua riflessione. Egli coglie nell’atteggiamento del fariseo Simone quello “tipico di un certo modo di intendere la religione, ed è motivato dal fatto che Dio e il peccato si oppongono radicalmente. Ma la Parola di Dio ci insegna a distinguere tra il peccato e il peccatore: con il peccato non bisogna scendere a compromessi, mentre i peccatori (cioè tutti noi!) siamo come dei malati, che vanno curati, e per curarli bisogna che il medico li avvicini, li visiti, li tocchi. E naturalmente il malato, per essere guarito, deve riconoscere di avere bisogno del medico!”. Rispetto al fariseo “Gesù è libero, libero perché vicino a Dio che è Padre misericordioso”, anzi, “entrando in relazione con la peccatrice, Gesù pone fine a quella condizione di isolamento a cui il giudizio impietoso del fariseo e dei suoi concittadini (…) la condanna”. Infatti “tutti noi siamo peccatori, ma tante volte cadiamo nella tentazione dell’ipocrisia, di crederci migliori degli altri. Ma guarda il tuo peccato… Tutti noi guardiamo il nostro peccato, le nostre cadute, i nostri sbagli e guardiamo il Signore. Questa è la linea di salvezza: il rapporto tra ‘io’ peccatore e il Signore. Se io mi sento giusto, questo rapporto di salvezza non si dà”. Così “la donna peccatrice ci insegna il legame tra fede, amore e riconoscenza. Le sono stati perdonati ‘molti peccati’ e per questo ama molto; ‘invece colui al quale si perdona poco, ama poco’. Anche lo stesso Simone deve ammettere che ama di più colui al quale è stato condonato di più. Dio ha racchiuso tutti nello stesso mistero di misericordia; e da questo amore, che sempre ci precede, tutti noi impariamo ad amare”.
Tra lo “zelante servitore della legge” e l’“anonima donna peccatrice”, Francesco invita i cristiani a imitare il secondo atteggiamento, chiedendo a Dio la grazia “abbondante” della misericordia: “lasciamo che l’amore di Cristo si riversi in noi: a questo amore il discepolo attinge e su di esso si fonda; di questo amore ognuno si può nutrire e alimentare. Così, nell’amore riconoscente che riversiamo a nostra volta sui nostri fratelli, nelle nostre case, in famiglia, nella società si comunica a tutti la misericordia del Signore”.
In occasione del Giubileo dei ragazzi e degli adolescenti sabato 23 aprile, a sorpresa anche il Papa in piazza san Pietro si ero disponibile per il sacramento d elle riconciliazione. Domenica 24 aprile ha celebrato l’Eucaristia (con oltre 70.000 presenti da tutti il mondo) in piazza San Pietro ha invitato a non accontentarsi “della mediocrità, di ‘vivacchiare’ stando comodi e seduti”. Da Francesco un invito a costruire il futuro “insieme agli altri e per gli altri, mai contro qualcun altro”, basando tutto sull’amore “carta d’identità del cristiano”, scegliendo sempre e comunque il bene. Dunque, “la libertà non è poter sempre fare quello che mi va: questo rende chiusi, distanti, impedisce di essere amici aperti e sinceri; non è vero che quando io sto bene tutto va bene”. Infatti “è libero chi sceglie il bene, chi cerca quello che piace a Dio, anche se è faticoso. Ma solo con scelte coraggiose e forti si realizzano i sogni più grandi, quelli per cui vale la pena di spendere la vita”. Dunque, no alla “mediocrità”: (…) non fidatevi di chi vi distrae dalla vera ricchezza, che siete voi, dicendovi che la vita è bella solo se si hanno molte cose; diffidate di chi vuol farvi credere che valete quando vi mascherate da forti, come gli eroi dei film, o quando portate abiti all’ultima moda. La vostra felicità non ha prezzo e non si commercia; non è una ‘app’ che si scarica sul telefonino: nemmeno la versione più aggiornata potrà aiutarvi a diventare liberi e grandi nell’amore”.
Un invito a scelte radicali, per cui serve “un impegno radicale di chi sa di realizzare grandi sogni”; infatti “se un giovane non sa sognare è già andato in pensione”. Il Papa ha dimostrato di avere fiducia nei giovani: “so che siete capaci di gesti di grande amicizia e bontà, siete chiamati a costruire così il futuro: insieme agli altri e per gli altri, mai contro qualcun altro! Farete cose meravigliose se vi preparate bene già da ora, vivendo pienamente questa vostra età così ricca di doni, e senza aver paura della fatica”. Di qui l’incoraggiamento: “fate come i campioni sportivi, che raggiungono alti traguardi allenandosi con umiltà e duramente ogni giorno. Il vostro programma quotidiano siano le opere di misericordia: allenatevi con entusiasmo in esse per diventare campioni di vita! Così sarete riconosciuti come discepoli di Gesù. E la vostra gioia sarà piena”. Gesù dunque è la via. Per il Papa “anche se tu lo deludi e ti allontani da Lui, Gesù continua a volerti bene e a starti vicino, a credere in te più di quanto tu creda in te stesso. E questo è tanto importante! Perché la minaccia principale, che impedisce di crescere bene, è quando a nessuno importa di te, quando senti che vieni lasciato in disparte. Il Signore invece è sempre con te ed è contento di stare con te”. L’amore, in fondo, è “la carta d’identità del cristiano, è l’unico ‘documento’ valido per essere riconosciuti discepoli di Gesù”, Un amore “concreto” che non è una “telenovela”!
Al termine della celebrazione al Regina Coeli, ha ringraziato i giovani di tutto il mondo per aver vissuto a Roma “momenti di fede e di fraterna convivialità. (…) Adesso tornate a casa con la gioia della vostra identità cristiana. In piedi, la testa alta, e la vostra carta d’identità nelle vostre mani e nel vostro cuore! Che il Signore vi accompagni.” Quindi, il pensiero è andato a quanti in Siria soffrono a causa della guerra e della violenza: “è sempre viva in me la preoccupazione per i fratelli vescovi, sacerdoti e religiosi, cattolici e ortodossi, sequestrati da molto tempo in Siria. Dio Misericordioso tocchi il cuore dei rapitori e conceda quanto prima a quei nostri fratelli di essere liberati e poter tornare alle loro comunità. Per questo vi invito tutti a pregare, senza dimenticare le altre persone rapite nel mondo”.
gpc
Gian Paolo Cassano
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