La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

L’esperienza dei Magi “ci insegna a non accontentarci della mediocrità”, ma scoprire la luce di Gesù e seguirla come loro. Così il Papa Francesco all’Angelus dell’Epifania. E’ l’attenzione al cielo che, leggendo il Vangelo, accomuna la storia dei pastori e quella dei Magi. Gruppi diversi, ma entrambi capaci di alzare lo sguardo, vedere quella luce, mettersi in marcia per seguirla… “I pastori di Betlemme accorsero subito a vedere Gesù non perché fossero particolarmente buoni, ma perché vegliavano di notte e, alzando gli occhi al cielo, videro un segno, ascoltarono il suo messaggio e lo seguirono. Così pure i Magi: scrutavano i cieli, videro una nuova stella, interpretarono il segno e si misero in cammino, da lontano. I pastori e i Magi ci insegnano che per incontrare Gesù è necessario saper alzare lo sguardo al cielo, non essere ripiegati su sé stessi, sul proprio egoismo, ma avere il cuore e la mente aperti all’orizzonte di Dio”. Così la Chiesa ha colto nell’Epifania “un respiro di universalità” e visto nei Magi “l’immagine dell’intera umanità”, volendo “quasi guidare rispettosamente ogni uomo e ogni donna di questo mondo verso il Bambino che è nato per la salvezza di tutti”. Per questo “l’esperienza dei Magi ci esorta a non accontentarci della mediocrità, a non ‘vivacchiare’, ma a cercare il senso delle cose, a scrutare con passione il grande mistero della vita. E ci insegna a non scandalizzarci della piccolezza e della povertà, ma a riconoscere la maestà nell’umiltà, e saperci inginocchiare di fronte ad essa”.
Domenica 10 gennaio, nella festa del Battesimo del Signore, Francesco ha battezzato nella Cappella Sistina 26 bambini facendo riferimento alla fede che viene trasmessa da una generazione all’altra, che dà il Battesimo e che porta lo Spirito Santo oggi nel cuore, nell’anima, nella vita. E’ l’impegno a “custodire la fede in questi bambini.” E’ questa “la più grande eredità che voi potrete dare ai vostri bambini è la fede. Abbiate cura che non venga persa, di farla crescere e lasciarla come eredità”. 
All’Angelus è partito dalla “meravigliosa rivelazione divina” del Battesimo di Gesù nel Giordano, annotando che nel Battesimo cristiano lo Spirito Santo è “l’artefice principale: è Colui che brucia e distrugge il peccato originale, restituendo al battezzato la bellezza della grazia divina”. Poi ha parlato dello Spirito Santo che ci spinge verso il cammino “impegnativo ma gioioso della carità” verso i nostri fratelli. E’ Lui “che ci libera dal dominio delle tenebre, cioè del peccato, e ci trasferisce nel regno della luce, cioè dell’amore, della verità e della pace”. Egli “spinge la nostra vita sul sentiero impegnativo ma gioioso della carità e della solidarietà verso i nostri fratelli. Lo Spirito ci dona la tenerezza del perdono divino e ci pervade con la forza invincibile della misericordia del Padre. Non dimentichiamo che lo Spirito Santo è una presenza viva e vivificante in chi lo accoglie, prega in noi e ci riempie di gioia spirituale”. Ciò “comporta la responsabilità di seguire Gesù, il Servo obbediente, e riprodurre in noi stessi i suoi lineamenti: mansuetudine, umiltà, tenerezza.” Francesco ha infine chiesto di ripensare “al giorno del nostro Battesimo” e rendere grazie “per questo dono”, cercando la data del proprio Battesimo, perché “festeggiare quel giorno significa riaffermare la nostra adesione a Gesù, con l’impegno di vivere da cristiani, membri della Chiesa e di una umanità nuova, in cui tutti sono fratelli”. Così, riaffermeremo “la nostra adesione a Gesù, con l’impegno di vivere da cristiani, membri della Chiesa e di una umanità nuova”.
Gian Paolo Cassano

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