LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Con un gesto profetico, in una terra segnata dalla violenza e dalla guerra civile, il Papa ha aperto domenica 29 novembre, in anteprima, la porta santa del Giubileo. E’ ciò che è avvenuto a Bangui, nella capitale della Repubblica Centrafricana in una delle tante periferie del mondo, prima di celebrare la S. Messa e scambiare il segno della pace con l’imam di Bangui ed il rappresentante locale degli evangelici.
“Bangui – ha detto Francesco – diviene la capitale la spirituale del mondo. L’Anno Santo della Misericordia viene in anticipo in questa terra. Tutti noi chiediamo pace, misericordia, riconciliazione, perdono, amore”. E’ un gesto che ha “il sapore dell’amore” per un popolo, quello abbracciato dal Papa, lacerato da una disperazione che ad alcuni non concede “nemmeno la forza di agire”. Ma la forza e la potenza di Dio “guariscono l’uomo, lo fanno rialzare e lo rendono capace di cominciare una nuova vita passando all’altra riva”. Per questo occorre “essere consapevoli che questo passaggio all’altra riva non si può fare se non con Lui, liberandoci dalle concezioni della famiglia e del sangue che dividono, per costruire una Chiesa-Famiglia di Dio, aperta a tutti, che si prende cura di coloro che hanno più bisogno”. Per costruire questa Chiesa le fondamenta sono la prossimità e lo spirito di comunione: “non è prima di tutto una questione di mezzi finanziari; basta in realtà condividere la vita del popolo di Dio, rendendo ragione della speranza che è in noi (cfr 1 Pt 3,15), essendo testimoni dell’infinita misericordia di Dio”.L’amore per i nemici “premunisce contro la tentazione della vendetta e contro la spirale delle rappresaglie senza fine”. Il Signore è amore e i cristiani “sono chiamati a dare testimonianza di questo Dio” soprattutto dove regnano violenza, odio, ingiustizia e persecuzione, perché “la potenza dell’amore non arretra davanti a nulla”. Il Signore è più forte di tutto e anche quando le forze del male si scatenano e “Dio avrà l’ultima parola” e “questa parola sarà d’amore”. Quindi si rivolge a quanti alimentano guerre e violenze: “deponete questi strumenti di morte; armatevi piuttosto della giustizia, dell’amore e della misericordia, autentiche garanzie di pace”. Poi l’invito a scoprire “il Signore come vero Centro di tutto ciò che è buono”, la vocazione è di incarnare “il cuore di Dio”.
Gian Paolo Cassano
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