NESSUNO NE PARLA (O QUASI)
news quasi sconosciute
a cura di Gian Paolo Cassano
Un nuovo tassello di pace. E’ l’accordo già definito “storico” che è stato raggiunto domenica 12 luglio a L’Avana (Cuba) dopo quasi tre anni di negoziati di pace tra il governo della Colombia e il gruppo guerrigliero delle Farc, da mezzo secolo in armi contro il potere centrale.
L’intesa raggiunta prevede che le autorità di Bogotà depotenzino la propria azione militare di contrasto alla guerriglia in cambio di uno stop della offensiva delle Farc, che giovedì scorso, 9 luglio, hanno annunciato, una tregua unilaterale di un mese, a partire dal prossimo 20 luglio.
Una guerra civile che in questi anni ha causato oltre 200 mila morti (di cui l’80 % sono civili) ed almeno 7 milioni di persone vittime in qualche modo, che cioè sono state ferite, sequestrate, fuggiasche, scomparse … Una guerra intestina tra gruppi ribelli (di cui le Farc che operano dal 1964 sono il gruppo guerrigliero più grande) e governi centrali in Colombia, che dura da oltre mezzo secolo di guerra, dalla fine degli anni ’50.
Si tratta di un accordo molto importante, dovuta anche alla volontà del presidente colombiano, Santos, di dare un punto di svolta ad una situazione di guerra interna, che vede in campo anche altri gruppi guerriglieri, tesa a marginalizzare le offensive militari dell’opposizione. Una guerra strisciante che ha pesato e pesa molto sulla storia della Colombia. “È stato come se il popolo colombiano – ha detto il prof. Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali (Cesi) alla Radio Vaticana – dovesse fare una gara di corsa in altitudine con uno zaino di 60 chili sulle spalle. Questo è il peso della guerra, e delle tante guerre che hanno animato il Sud America. In questa realtà ha giocato un ruolo essenziale la Chiesa cattolica, dal Salvador fino agli accordi adesso de L’Avana, che ha saputo sempre porre al centro della propria politica di dialogo l’interesse supremo della popolazione e dei più deboli.”
Gian Paolo Cassano
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