La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

Lunedì 8 dicembre, nella solennità dell’Immacolata, il Papa, all’Angelus, ha invitato tutti i cristiani a saper offrire a Dio, come Maria, un “sì” pieno alla sua volontà e donarsi agli altri come “strumenti di accoglienza, di riconciliazione e di perdono”. Di fronte all’annuncio più straordinario della storia Maria è “ricettiva, ma non passiva” perché, evidenzia, non dice “io farò secondo la tua parola”, bensì “avvenga per me…”. Ora “anche a noi è chiesto di ascoltare Dio che ci parla e di accogliere la sua volontà; secondo la logica evangelica niente è più operoso e fecondo che ascoltare e accogliere la Parola del Signore! Che viene dal Vangelo, dalla Bibbia. Il Signore ci parla sempre! L’atteggiamento di Maria di Nazareth ci mostra che l’essere viene prima del fare, e che occorre lasciar fare a Dio per essere veramente come Lui ci vuole. E’ Lui che fa in noi tante meraviglie”.
Prima del Figlio, Maria “ha concepito la fede”; ma “questo mistero dell’accoglienza della grazia, che in Maria, per un privilegio unico, era senza l’ostacolo del peccato, è una possibilità per tutti”. Pure “noi siamo stati da sempre ‘benedetti’, cioè amati, e perciò ‘scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati’. Maria è stata pre-servata, mentre noi siamo stati salvati grazie al Battesimo e alla fede. Tutti però, sia lei che noi, per mezzo di Cristo, ‘a lode dello splendore della sua grazia’, quella grazia di cui l’Immacolata è stata ricolmata in pienezza”.
Dio dona e Maria accoglie, andando subito a visitare la cugina Elisabetta, anch’ella in attesa di un figlio. In questa dinamica di grazia, “s’impone” una cosa “sola: la gratuità”. Infatti “nessuno di noi può comprare la salvezza! La salvezza è un dono gratuito del Signore, un dono gratuito di Dio che viene in noi e abita in noi. Come abbiamo ricevuto gratuitamente, così gratuitamente siamo chiamati a dare (…) In che modo? Lasciando che lo Spirito Santo faccia di noi un dono per gli altri. Lo Spirito è dono per noi e noi, con la forza dello Spirito, dobbiamo essere doni per gli altri. Che ci faccia diventare strumenti di accoglienza, strumenti di riconciliazione,  e strumenti di perdono”.
Mercoledì 10 dicembre all’Udienza generale il Pontefice ha inaugurato un nuovo ciclo di catechesi, dedicato ai temi della vita familiare. Naturale pertanto riandare al Sinodo straordinario sulla famiglia celebrato in ottobre, dove nonostante le varie ricostruzioni giornalistiche non c’è stata alcuna censura, ma massima libertà di espressione e trasparenza e rispetto assoluto per le “verità fondamentali del Sacramento del matrimonio”. Tutta la catechesi è uno sgombrare il campo da distorsioni e pregiudizi e un ribadire la verità ed essenza di tutto quanto è stato detto dai vescovi : “sempre, quando si cerca la volontà di Dio, in un’assemblea sinodale, ci sono diversi punti di vista e c’è la discussione e questo non è una cosa brutta! Sempre che si faccia con umiltà e con animo di servizio all’assemblea dei fratelli”. Tanto ascolto, “edificante” per il modo in cui è stato espresso. “Nessun intervento ha messo in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio, cioè: l’indissolubilità, l’unità, la fedeltà e l’apertura alla vita. Questo non è stato toccato”.
Il Papa ha descritto con precisione le varie fasi seguite al confronto in Aula, fino al “Messaggio finale”, la “Relazione finale” ed “discorso finale del Papa” che sono i soli “documenti ufficiali” del Sinodo e che “non ce ne sono altri”. “Alcuni di voi possono chiedermi: ‘Hanno litigato i Padri?’. Ma, non so se hanno litigato, ma che hanno parlato forte, sì, davvero. E questa è la libertà, è proprio la libertà che c’è nella Chiesa. Tutto è avvenuto ‘cum Petro et sub Petro’, cioè con la presenza del Papa, che è garanzia per tutti di libertà e di fiducia, e garanzia dell’ortodossia”.
Poi ha spiegato cosa non sia un Sinodo (ad esempio, “una struttura parlamentare”) e cosa invece sia: “il Sinodo è uno spazio protetto affinché lo Spirito Santo possa operare; non c’è stato scontro tra fazioni, come in parlamento dove questo è lecito, ma un confronto tra i Vescovi, che è venuto dopo un lungo lavoro di preparazione e che ora proseguirà in un altro lavoro, per il bene delle famiglie, della Chiesa e della società. E’ un processo, è il normale cammino sinodale”.
All’Angelus domenica 14 dicembre ha benedetto, come da tradizione, i Bambinelli dei presepi portati dai più piccoli con l’invito a pregare, perché “la preghiera è il respiro dell’anima: è importante trovare dei momenti nella giornata per aprire il cuore a Dio, anche con le semplici e brevi preghiere del popolo cristiano”. Per questo ha donato ai presenti un piccolo libretto di preghiere con l invito a portarlo sempre con sé, “come aiuto a vivere tutta la giornata con Dio”.
Ricollegandosi ai temi di Avvento, ha ricordato che Gesù “non è un personaggio del passato”, è la Parola di Dio che continua ad illuminare il cammino dell’uomo ed i suoi gesti (cioè i Sacramenti) “sono la manifestazione della tenerezza, della consolazione e dell’amore del Padre verso ogni essere umano”, da accogliere vivendo nella gioia. Infatti “non si è mai sentito di un Santo triste o di una Santa con la faccia funebre. Mai si è sentito questo! Sarebbe un controsenso. Il cristiano è una persona che ha il cuore ricolmo di pace perché sa porre la sua gioia nel Signore anche quando attraversa i momenti difficili della vita. Avere fede non significa non avere momenti difficili, ma avere la forza di affrontarli sapendo che non siamo soli. E questa è la pace che Dio dona ai suoi figli”. E’ il cuore dell’uomo che “desidera la gioia” ed ognuno “aspira alla felicità”, alla gioia “che viene dalla vicinanza di Dio, dalla sua presenza nella nostra vita” che “Gesù è venuto a portare”. Egli “è la nostra gioia, e la nostra casa con Gesù è la gioia”, perché (come recitava uno striscione in piazza) “con Gesù la gioia è di casa”! Tutti i battezzati sono chiamati “ad accogliere sempre nuovamente la presenza di Dio in mezzo a noi”, ad aiutare gli altri a scoprirla, “o a riscoprirla qualora l’avessero dimenticata”. Occorre “orientare la gente a Cristo – non a noi stessi! – perché è Lui la meta a cui tende il cuore dell’uomo quando cerca la gioia e la felicità”.
Come San Paolo, potremo essere “missionari della gioia”, pregando con perseveranza, rendendo sempre grazie a Dio, assecondando il suo Spirito, cercando il bene ed evitando il male: “se questo sarà il nostro stile di vita”, allora sarà possibile “trovare la pace interiore e la forza per affrontare ogni giorno le diverse situazioni della vita, anche quelle più pesanti e difficili”.
Gian Paolo Cassano

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