La Parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Alla straordinaria esperienza del viaggio apostolico in Terra Santa è stata dedicata l’’udienza generale di mercoledì 28 maggio. “Ho voluto – ha detto il Pontefice – portare una parola di speranza ma l’ho ricevuta a mia volta!”. Poi, rievocando, il suo abbraccio nel Santo Sepolcro con il Patriarca Bartolomeo, a 50 anni dallo storico incontro a Gerusalemme tra Paolo VI e Atenagora, ha aggiunto: “abbiamo avvertito tutta l’amarezza e la sofferenza delle divisioni che ancora esistono tra i discepoli di Cristo; e davvero questo fa tanto male, male al cuore. Siamo divisi ancora”. Contemporaneamente però “abbiamo sentito il desiderio di sanare le ferite ancora aperte e proseguire con tenacia il cammino verso la piena comunione”. Poi la richiesta di perdono: “una volta in più, come hanno fatto i Papi precedenti, io chiedo perdono per quello che noi abbiamo fatto per favorire questa divisione e chiedo allo Spirito Santo, ci aiuti a risanare le ferite che noi abbiamo fatto agli altri fratelli”.
Con il patriarca Bartolomeo, ha “condiviso la voglia di camminare insieme”, di “fare tutto quello che da oggi possiamo fare: pregare insieme, lavorare insieme per il gregge di Dio, cercare la pace, custodire il creato, tante cose che abbiamo in comune. E come fratelli dobbiamo andare avanti”. Andare avanti anche nel cammino verso la pace in Medio Oriente “portando nel cuore una grande compassione per i figli di quella Terra che da troppo tempo convivono con la guerra e hanno il diritto di conoscere finalmente giorni di pace!”. Da qui l’esortazione a lasciarsi “ungere” con cuore aperto e docile dallo Spirito Santo “per essere sempre più capaci di gesti di umiltà, di fratellanza e di riconciliazione” e diventare ‘artigiani’ della pace: “non ci sono industrie di pace, no. Si fa ogni giorno, artigianalmente e anche col cuore aperto perché venga il dono di Dio”. E’ per questo motivo che ha “invitato il presidente di Israele e il presidente della Palestina, uomini di pace e artefici di pace, a venire in Vaticano a pregare insieme con me per la pace”, con un pensiero ai cristiani perseguitati in quella zona e in tutto il Medio Oriente, “coraggiosi testimoni di speranza e carità”.
Domenica 1 giugno, al Regina Coeli, commentando il Vangelo, il Papa ha spiegato come la salita di Gesù al cielo non sia “una separazione” perché “rimane per sempre con noi, in una forma nuova”, mostrandoci “che la meta del nostro cammino è il Padre”. Infatti “Gesù rimane presente e operante nelle vicende della storia umana con la potenza e i doni del suo Spirito; è accanto a ciascuno di noi: anche se non lo vediamo con gli occhi, Lui c’è! Ci accompagna, ci guida, ci prende per mano e ci rialza quando cadiamo. Gesù risorto è vicino ai cristiani perseguitati e discriminati; è vicino ad ogni uomo e donna che soffre; è vicino a tutti noi!”
Andando al Cielo “porta al Padre un regalo … le sue piaghe: (…) Il suo corpo è bellissimo, senza lividi, senza le ferite della flagellazione … tutto bello! Ma, ha conservato le piaghe. E quando va dal Padre, gli dice: ‘Guarda, Padre, questo è il prezzo del perdono che Tu dai’. E quando il Padre guarda le piaghe di Gesù ci perdona sempre, non perché noi siamo buoni. No! Perché lui ha pagato per noi! Guardando le piaghe di Gesù, il Padre diventa più misericordioso, più grande”.
Ma prima Gesù dice ai discepoli: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19). “È un mandato preciso, non è facoltativo! La comunità cristiana è una comunità ‘in uscita’, una comunità ‘in partenza’”, anzi, “la Chiesa è nata in uscita”. Lo sono anche “le comunità di clausura” in quanto “sono sempre ‘in uscita’ con la preghiera, con il cuore aperto al mondo, agli orizzonti di Dio”, come pure gli anziani ed i malati “con la preghiera e l’unione alle piaghe di Gesù”.
Occorre però ricordarci che “da soli, senza Gesù non possiamo fare nulla”: infatti “nell’opera apostolica non bastano le nostre forze, le nostre risorse, le nostre strutture, anche se sono necessarie, ma non bastano. Senza la presenza del Signore e la forza del suo Spirito il nostro lavoro, pur ben organizzato, risulta inefficace”.
Il Pontefice ha poi pregato “per le vittime delle tensioni” in Ucraina ed in Centrafrica
ed ha ricordato la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, chiedendo che “la comunicazione, in ogni sua forma, sia effettivamente al servizio dell’incontro tra le persone, le comunità, le nazioni; un incontro fondato sul rispetto e sull’ascolto reciproco”.
Gian Paolo Cassano

Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.