LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Continua la catechesi sui sacramenti. L’udienza generale di mercoledì 26 febbraio è stata dedicata all’Unzione degli infermi che “ci permette di toccare con mano la compassione di Dio per l’uomo”.
Questo Sacramento richiama immediatamente alla parabola del Buon Samaritano. “Ora – si è chiesto il Papa – chi è questo albergatore? È la Chiesa, la comunità cristiana, siamo noi, ai quali ogni giorno il Signore Gesù affida coloro che sono afflitti, nel corpo e nello spirito, perché possiamo continuare a riversare su di loro, senza misura, tutta la sua misericordia e la sua salvezza”.
Fin dai tempi apostolici la Chiesa ha pregato per i malati, ungendoli con olio nel nome del Signore: “Gesù ha insegnato ai suoi discepoli ad avere la sua stessa predilezione per i malati e per i sofferenti e ha trasmesso loro la capacità e il compito di continuare ad elargire nel suo nome e secondo il suo cuore sollievo e pace, attraverso la grazia speciale di tale Sacramento. Questo però non ci deve fare scadere nella ricerca ossessiva del miracolo o nella presunzione di poter ottenere sempre e comunque la guarigione”.
Egli ha poi ribadito l’importanza della vicinanza di Gesù al malato, anche all’anziano, “perché ogni anziano, ogni persona di oltre 65 anni può ricevere questo Sacramento, è Gesù che si avvicina”. Purtroppo c’è ancora la mentalità “che, quando c’è un ammalato e viene il sacerdote, dopo di lui arrivano le pompe funebri: e quello non è vero! Il sacerdote viene per aiutare il malato o l’anziano: per questo è tanto importante la visita dei sacerdoti ai malati”.
Ecco perché il sacerdote deve essere chiamato dal malato, “perché è Gesù che arriva per sollevarlo, per dargli forza, per dargli speranza, per aiutarlo. Anche per perdonargli i peccati”. Infatti “è bellissimo” pensare “che nel momento del dolore e della malattia noi non siamo soli: il sacerdote e coloro che sono presenti durante l’Unzione degli infermi rappresentano infatti tutta la comunità cristiana che, come un unico corpo, con Gesù, si stringe attorno a chi soffre e ai familiari, alimentando in essi la fede e la speranza, e sostenendoli con la preghiera e il calore fraterno”.
Il conforto più grande “deriva dal fatto che a rendersi presente nel Sacramento è lo stesso Signore Gesù, che ci prende per mano, ci accarezza come faceva con i malati”.
Nella Lettera alle famiglie in vista dell’Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, del prossimo ottobre su: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione” il Papa sceglie di presentarsi direttamente “alla soglia” di casa loro, poiché le coinvolge particolarmente, chiedendo “suggerimenti concreti e con l’apporto indispensabile della preghiera”.
Questo infatti “è quanto mai necessario e significativo”; di qui l’invito a “pregare intensamente lo Spirito Santo, affinché illumini i Padri sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito”.
Nel cammino familiare si condividono “tanti momenti belli”, dai pasti al riposo, dal lavoro in casa al divertimento, dalla preghiera ai viaggi, ai pellegrinaggi, alle azioni di solidarietà. Tuttavia, “se manca l’amore manca la gioia, e l’amore autentico ce lo dona Gesù: ci offre la sua Parola, che illumina la nostra strada; ci dà il Pane di vita, che sostiene la fatica quotidiana del nostro cammino”.
L’intento del Pontefice – ha detto Mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia, nella presentazione della Lettera – è quello di far sì che le famiglie non siano “semplicemente l’oggetto di un’attenzione”, bensì “anche il soggetto” del cammino sinodale, “visto che della Chiesa sono la parte preponderante”, “segnate dal Sacramento del Matrimonio”.
Oltre al Sinodo (assemblea straordinaria ed ordinaria) ci sarà anche nel 2015, l’Incontro mondiale delle Famiglie a Philadelphia. L’auspicio è che, “attraverso questi eventi, la Chiesa compia un vero cammino di discernimento e adotti i mezzi pastorali adeguati per aiutare le famiglie ad affrontare le sfide attuali con la luce e la forza che vengono dal Vangelo”.
Gian Paolo Cassano
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.