LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Le divisioni tra i cristiani “sono uno scandalo”. Nel cuore della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio), è stato questo il tema dell’udienza di mercoledì 22 gennaio. Richiamandosi al testo biblico (1 Cor. 1) che è stato ha ispirato la riflessione e la preghiera di tutti i cristiani nel mondo ha affermato: “certamente Cristo non è stato diviso. Ma dobbiamo riconoscere sinceramente e con dolore che le nostre comunità continuano a vivere divisioni che sono di scandalo. La divisione fra noi cristiani è uno scandalo! Non c’è un’altra parola: uno scandalo”!
Nonostante “la sofferenza delle divisioni, che ancora permangono”, c’è un tratto certo per tutti i cristiani: “il nome di Cristo crea comunione ed unità, non divisione! Lui è venuto per fare comunione fra noi, non per dividerci. Il Battesimo e la Croce sono elementi centrali del discepolato cristiano che abbiamo in comune. Le divisioni invece indeboliscono la credibilità e l’efficacia del nostro impegno di evangelizzazione e rischiano di svuotare la Croce della sua potenza”.
Incoraggiati dall’apostolo Paolo nel “riconoscere con gioia i doni di Dio presenti in altre comunità”, il Pontefice ha invitato “a rallegrarci sinceramente delle grazie concesse da Dio ad altri cristiani”. Infatti “è bello riconoscere la grazia con cui Dio ci benedice e, ancora di più, trovare in altri cristiani qualcosa di cui abbiamo bisogno, qualcosa che potremmo ricevere come un dono dai nostri fratelli e dalle nostre sorelle”.
Ha concluso esortando le comunità cristiane “ad incontrarsi per capire ciò che tutte possono ricevere di volta in volta dalle altre”. Certo, “questo richiede qualcosa di più. Richiede molta preghiera, richiede umiltà, richiede riflessione e continua conversione. Andiamo avanti su questa strada, pregando per l’unità dei cristiani, perché questo scandalo venga meno e non sia più fra noi”. Ha quindi inviato a pregare “perché il Signore conceda l’unità ai cristiani vivendo la differenza come ricchezza; vedendo nell’altro un fratello da accogliere con amore”.
Domenica 26 gennaio, all’Angelus, ha incoraggiato i cristiani a non costruire recinti, ma a ripartire dagli ultimi, per raggiungere tutti con la misericordia di Dio, con un pensiero particolare ai malati di lebbra, all’Ucraina, agli alluvionati dell’Emilia, agli asiatici che celebrano il capodanno lunare ed al piccolo Cocò Campolongo, il bimbo di 3 anni bruciato in una macchina a Cassano allo Ionio.
Commentando il Vangelo domenicale, ha osservato come la missione di Gesù parta dalla Galilea, “una zona periferica, una zona disprezzata dai giudei più osservanti, a motivo della presenza in quella regione di diverse popolazioni straniere” che “diventa così il luogo simbolico per l’apertura del Vangelo a tutti i popoli”, che “assomiglia al mondo di oggi: compresenza di diverse culture, necessità di confronto e necessità di incontro”. Così “anche noi siamo immersi ogni giorno in una ‘Galilea delle genti’, e in questo tipo di contesto possiamo spaventarci e cedere alla tentazione di costruire recinti per essere più sicuri, più protetti. Ma Gesù ci insegna che la Buona Novella, che Lui porta, non è riservata a una parte dell’umanità, è da comunicare a tutti (.…) Gesù ci insegna che nessuno è escluso dalla salvezza di Dio, anzi, che Dio preferisce partire dalla periferia, dagli ultimi, per raggiungere tutti”. Gesù ci insegna il metodo della misericordia, invitandoci ad uscire dalle nostre comodità per “avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo”.
Ricordando la chiamata dei primi discepoli ha aggiunto: “il Signore chiama anche oggi! Passa per le strade della nostra vita quotidiana. Anche oggi in questo momento, qui, il Signore passa per la piazza. Ci chiama ad andare con Lui, a lavorare con Lui per il Regno di Dio, nelle ‘Galilee’ dei nostri tempi”. Poi rivolgendosi direttamente ai fedeli: “ognuno di voi, pensate, il Signore passa oggi; il Signore mi guarda, mi sta guardando! Cosa mi dice il Signore? E se qualcuno di voi sente che il Signore gli dice ‘seguimi’ sia coraggioso, vada con il Signore. Il Signore non delude mai. Sentite nel vostro cuore se il Signore ci chiama a seguirlo”.
Non è mancato il riferimento alla beatificazione (sabato 25 a Napoli) di Maria Cristina di Savoia, regina delle due Sicilie, vissuta nella prima metà del 1800: “donna di profonda spiritualità e di grande umiltà, seppe farsi carico delle sofferenze del suo popolo, diventando vera madre dei poveri. Il suo straordinario esempio di carità testimonia che la vita buona del Vangelo è possibile in ogni ambiente e condizione sociale”.
Gian Paolo Cassano
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