LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Dobbiamo ricordare la data del nostro Battesimo perché quello “è un giorno di festa”! Lo ha ripetuto ancora una volta il Papa nell’udienza generale dello scorso mercoledì 9 gennaio. “Il rischio di non saperlo è di perdere la memoria di quello che il Signore ha fatto in noi, la memoria del dono che abbiamo ricevuto. Allora finiamo per considerarlo solo come un evento che è avvenuto nel passato — e neppure per volontà nostra, ma dei nostri genitori — per cui non ha più nessuna incidenza sul presente. Dobbiamo risvegliare la memoria del nostro Battesimo”.
Ha inaugurato così una nuova serie di catechesi dedicata ai Sacramenti. Ora, è “davvero necessario il Battesimo per vivere da cristiani e seguire Gesù”. Non si tratta di “una formalità! E’ un atto che tocca in profondità la nostra esistenza. Non è lo stesso, un bambino battezzato o un bambino non battezzato: non è lo stesso. Non è lo stesso una persona battezzata o una persona non battezzata. Noi, con il Battesimo, veniamo immersi in quella sorgente inesauribile di vita che è la morte di Gesù, il più grande atto d’amore di tutta la storia; e grazie a questo amore possiamo vivere una vita nuova, non più in balìa del male, del peccato e della morte, ma nella comunione con Dio e con i fratelli”.
Essere battezzati è “essere rivestiti di Cristo”, si diventa “nuovi” pur con “i nostri limiti, con le nostre fragilità”. Vuol dire anche essere “portatori di una speranza nuova”, quella “di andare sulla strada della salvezza, tutta la vita. E questa speranza niente e nessuno può spegnere, perché la speranza non delude. Ricordatevi, è vero questo: la speranza nel Signore non delude mai. Grazie al Battesimo, siamo capaci di perdonare e di amare anche chi ci offende e ci fa del male; riusciamo a riconoscere negli ultimi e nei poveri (…) il volto di Gesù”.
Vuol dire inoltre far parte della Chiesa, di una comunità antica di duemila anni, i cui membri sono legati da vincoli di amore e dove il Battesimo è dono: “nessuno può battezzarsi da sé! Nessuno. Possiamo chiederlo, desiderarlo, ma abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ci conferisca questo Sacramento nel nome del Signore. Perché il Battesimo è un dono che viene elargito in un contesto di sollecitudine e di condivisione fraterna. Sempre nella storia, uno battezza l’altro, l’altro, l’altro… è una catena. Una catena di Grazia (…) un atto di filiazione alla Chiesa”.
Celebrando il Battesimo di 32 bambini domenica 12 gennaio (Battesimo del Signore), nella splendida cornice della Cappella Sistina, ha incoraggiato a trasmettere la fede: “voi siete coloro che trasmettono la fede, i trasmettitori; voi avete il dovere di trasmettere la fede a questi bambini. E’ la più bella eredità che voi lascerete loro: la fede! Soltanto questo. Oggi portate a casa questo pensiero. Noi dobbiamo essere trasmettitori della fede. Pensate a questo, pensate sempre come trasmettere la fede ai bambini”.
Infatti “questa è stata una catena ininterrotta”, che prosegue di generazione in generazione e “questi bambini sono l’anello di una catena”. Oggi “voi genitori avete il bambino o la bambina da battezzare, ma tra alcuni anni saranno loro che avranno un bambino da battezzare, o un nipotino… E’ così la catena della fede!”.
All’Angelus, Francesco ha annunciato la nomina di 19 nuovi cardinali, di cui 16 elettori e 3 arcivescovi emeriti, provenienti da 15 Paesi. Questi, ha detto il Papa, “rappresentano il profondo rapporto ecclesiale fra la Chiesa di Roma e le altre Chiese sparse per il mondo”.
I 16 futuri cardinali elettori sono mons. Pietro Parolin, arcivescovo titolare di Acquapendente, segretario di Stato; mons. Lorenzo Baldisseri, Arcivescovo titolare di Diocleziana, segretario Generale del Sinodo dei Vescovi; mons. Gerhard Ludwig Műller, arcivescovo-vescovo emerito di Regensburg, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; mons. Beniamino Stella, arcivescovo titolare di Midila, Prefetto della Congregazione per il Clero; mons. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster (Gran Bretagna); mons. Leopoldo José Brenes Solórzano, arcivescovo di Managua (Nicaragua); mons. Gérald Cyprien Lacroix, arcivescovo di Québec (Canada); mons. Jean-Pierre Kutwa, arcivescovo di Abidjan (Costa d’Avorio); mons. Orani João Tempesta, O.Cist., arcivescovo di Rio de Janeiro (Brasile); mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve (Italia); mons. Mario Aurelio Poli, arcivescovo di Buenos Aires (Argentina); mons. Andrew Yeom Soo jung, arcivescovo di Seoul (Corea); mons. Ricardo Ezzati Andrello, S.D.B., arcivescovo di Santiago del Cile (Cile); mons. Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo di Ouagadougou (Burkina Faso); mons. Orlando B. Quevedo, O.M.I., arcivescovo di Cotabato (Filippine); mons. Chibly Langlois, Vescovo di Les Cayes (Haïti).
Insieme ad essi, altri tre non elettori (ultra ottantenni) “che si sono distinti per il loro servizio alla Santa Sede e alla Chiesa”. Si tratta di: Mons. Loris Francesco Capovilla, arcivescovo titolare di Mesembria, già segretario di Giovanni XXIII; mons. Fernando Sebastián Aguilar, C.M.F., arcivescovo emerito di Pamplona; mons. Kelvin Edward Felix, arcivescovo emerito di Castries, nelle Antille.
Soffermandosi sul Vangelo domenicale ha osservato che “se i cieli rimangono chiusi, il nostro orizzonte in questa vita terrena è buio, senza speranza” perché la nascita del Signore “ci ha dato la certezza che i cieli si sono squarciati (…) Con la nascita di Gesù i cieli si aprono! Dio ci dà nel Cristo la garanzia di un amore indistruttibile”. E, così, nel giorno del battesimo di Cristo “contempliamo i cieli aperti” e questo “è possibile anche per ognuno di noi, se ci lasciamo invadere dall’amore di Dio, che ci viene donato la prima volta nel Battesimo per mezzo dello Spirito Santo”.
Gesù accetta “di condividere la nostra condizione, la nostra povertà. Condividere è il vero modo di amare. Gesù non si dissocia da noi, ci considera fratelli e condivide con noi. E così ci rende figli, insieme con Lui, di Dio Padre. Questa è la rivelazione e la fonte del vero amore”.
Quanto bisogno oggi c’è di “supplemento di condivisione fraterna e di amore !” Allora occorre non accontentarsi “dell’aiuto estemporaneo che non coinvolge, non mette in gioco, ma quella carità che condivide, che si fa carico del disagio e della sofferenza del fratello. Quale sapore acquista la vita, quando ci si lascia inondare dall’amore di Dio!”.
Gian Paolo Cassano
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