LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
E’ sulla fede nella “risurrezione della carne” che professiamo nel Credo che il Papa si è fermato a riflettere nell’Udienza generale di mercoledì 4 dicembre. Essa è fondata sulla risurrezione di Gesù, su quel sepolcro vuoto di un’alba di Pasqua di duemila anni fa. “Questa è la spiegazione fondamentale: perché Gesù è risorto noi resusciteremo; noi abbiamo la speranza nella risurrezione perché Lui ci ha aperto la porta a questa risurrezione. E questa trasformazione, questa trasfigurazione del nostro corpo viene preparata in questa vita dal rapporto con Gesù, nei Sacramenti, specialmente l’Eucaristia”. E’ una verità non “semplice e tutt’altro che ovvia” perché “vivendo immersi in questo mondo, non è facile comprendere le realtà future”. Poi, lasciando i fogli del testo ufficiale e parlando con il cuore, Papa Francesco ha aggiunto: “questa non è una bugia! Questo è vero. Noi crediamo che Gesù è risorto, che Gesù è vivo in questo momento. Ma voi credete che Gesù è vivo? E se Gesù è vivo, voi pensate che ci lascerà morire e non ci risusciterà? No! Lui ci aspetta, e perché Lui è risorto, la forza della sua risurrezione risusciterà tutti noi”. Ora la Risurrezione non è solo cosa che riguardi la vita eterna, perché questa “incomincia già in questo momento, incomincia durante tutta la vita”. Allora i cristiani hanno in sé un “seme di Risurrezione” che coinvolge il corpo oltre che l’anima: “per questo anche il corpo di ciascuno di noi è risonanza di eternità, quindi va sempre rispettato; e soprattutto va rispettata e amata la vita di quanti soffrono, perché sentano la vicinanza del Regno di Dio, di quella condizione di vita eterna verso la quale camminiamo”. Dunque, “questa attesa è la fonte e la ragione della nostra speranza” che, “se coltivata e custodita (…) diventa luce per illuminare la nostra storia personale e anche la storia comunitaria. Ricordiamolo sempre: siamo discepoli di Colui che è venuto, viene ogni giorno e verrà alla fine. Se riuscissimo ad avere più presente questa realtà, saremmo meno affaticati dal quotidiano, meno prigionieri dell’effimero e più disposti a camminare con cuore misericordioso sulla via della salvezza”.
All’Angelus domenica 8 dicembre, nella solennità dell’Immacolata, il Pontefice ha ricordato che “Maria ci sostiene nel nostro cammino verso il Natale perché ci insegna come vivere questo tempo di Avvento nell’attesa del Signore”. Infatti “il nostro sguardo è attratto dalla bellezza della Madre di Gesù, la nostra Madre”, la “piena di grazia”. Su “quella ragazza di quel paesino lontano, su di lei si è posato lo sguardo del Signore, che l’ha prescelta per essere la madre del suo Figlio. In vista di questa maternità, Maria è stata preservata dal peccato originale, cioè da quella frattura nella comunione con Dio e con gli altri e con il creato che ferisce in profondità ogni essere umano. Ma questa frattura è stata sanata in anticipo nella Madre di Colui che è venuto a liberarci dalla schiavitù del peccato. L’Immacolata è inscritta nel disegno di Dio; è frutto dell’amore di Dio che salva il mondo. E la Madonna non si è mai allontanata da quell’amore: tutta la sua vita, tutto il suo essere è un ‘sì’ a quell’amore, è un ‘sì’ a Dio. Ma non è stato certamente facile per lei !” Ma “il mistero di questa ragazza di Nazareth, che è nel cuore di Dio non ci è estraneo” perché “Dio posa il suo sguardo d’amore su ogni uomo e ogni donna! Con nome e cognome. Il suo sguardo d’amore è su ognuno di noi. L’Apostolo Paolo afferma che Dio «ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati» (Ef. 1,4). Anche noi, da sempre, siamo stati scelti da Dio per vivere una vita santa, libera dal peccato. E’ un progetto d’amore che Dio rinnova ogni volta che noi ci accostiamo a Lui, specialmente nei Sacramenti”.
Di qui l’invito a riconoscere “anche il nostro destino più vero, la nostra vocazione più profonda: essere amati, essere trasformati dall’amore, essere trasformati dalla bellezza di Dio (…) Lasciamoci guardare da lei per imparare a essere più umili, e anche più coraggiosi nel seguire la Parola di Dio; per accogliere il tenero abbraccio del suo Figlio Gesù, un abbraccio che ci dà vita, speranza e pace”.
Gian Paolo Cassano
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