La Parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

“Non più la guerra, non più la guerra!”: è l’appello che Papa Francesco ha lanciato alla Veglia per la Giornata di preghiera e digiuno per la pace in Siria e nel mondo intero sabato 7 settembre. Centomila i presenti in piazza san Pietro, mentre in tuto il mondo si sono moltiplicate le veglie di preghiera le iniziative di adesione non solo di cattolici, ma di cristiani delle diverse confessioni, di altre religioni, di uomini e donne di buona volontà. Partendo dal racconto biblico della Creazione il Pontefice ha ricordato che “quando l’uomo pensa solo a sé stesso, ai propri interessi e si pone al centro, quando si lascia affascinare dagli idoli del dominio e del potere, quando si mette al posto di Dio, allora guasta tutte le relazioni, rovina tutto; e apre la porta alla violenza, all’indifferenza, al conflitto”.
Quando l’uomo “rompe l’armonia con il creato, arriva ad alzare la mano contro il fratello per ucciderlo”, diventa come Caino e “il fratello da custodire e da amare diventa l’avversario da combattere, da sopprimere”. Ora “in ogni violenza e in ogni guerra noi facciamo rinascere Caino. Noi tutti! E anche oggi continuiamo questa storia di scontro tra fratelli, anche oggi alziamo la mano contro chi è nostro fratello”.
Dall’età della pietra al terzo millennio è in fondo un atteggiamento che non è cambiato: “abbiamo perfezionato le nostre armi, la nostra coscienza si è addormentata, abbiamo reso più sottili le nostre ragioni per giustificarci. Come se fosse una cosa normale, continuiamo a seminare distruzione, dolore, morte! La violenza, la guerra portano solo morte, parlano di morte! La violenza e la guerra hanno il linguaggio della morte!” Ma “dopo il caos del Diluvio ha smesso di piovere: si vede l’arcobaleno e la colomba porta un ramo di ulivo”: così il Papa ha ripensato all’olivo “piantato a Buenos Aires, in Piazza de Mayo nel 2000, chiedendo che non sia più caos, chiedendo che non sia più guerra, chiedendo pace”.
Ma “è possibile percorrere un’altra strada? Possiamo uscire da questa spirale di dolore e di morte? Possiamo imparare di nuovo a camminare e percorrere le vie della pace?” La domanda è risuonata forte nella piazza con un appello: “vorrei che da ogni parte della terra noi gridassimo: Sì, è possibile per tutti! Anzi vorrei che ognuno di noi, dal più piccolo al più grande, fino a coloro che sono chiamati a governare le Nazioni, rispondesse: Sì, lo vogliamo!” Poi l’invito a guardare alla Croce dove “si può leggere la risposta di Dio”: infatti “lì, alla violenza non si è risposto con violenza, alla morte non si è risposto con il linguaggio della morte. Nel silenzio della Croce tace il fragore delle armi e parla il linguaggio della riconciliazione, del perdono, del dialogo, della pace. Vorrei chiedere al Signore, questa sera, che noi cristiani, i fratelli delle altre Religioni, ogni uomo e donna di buona volontà gridasse con forza: la violenza e la guerra non è mai la via della pace!” Di qui l’esortazione “a guardare nel profondo della propria coscienza”, guardando “al dolore del tuo fratello” con un appello: “non aggiungere altro dolore, ferma la tua mano, ricostruisci l’armonia che si è spezzata; e questo non con lo scontro, ma con l’incontro! Finisca il rumore delle armi! La guerra segna sempre il fallimento della pace, è sempre una sconfitta per l’umanità. Risuonino ancora una volta le parole di Paolo VI: ‘Non più gli uni contro gli altri, non più, mai!… non più la guerra, non più la guerra!’ (Discorso alle Nazioni Unite, 4 ottobre 1965)”.
Ha concluso poi con l’invito al perdono, al dialogo, alla riconciliazione: “nell’amata Nazione siriana, nel Medio Oriente, in tutto il mondo! Preghiamo per la riconciliazione e per la pace, lavoriamo per la riconciliazione e per la pace, e diventiamo tutti, in ogni ambiente, uomini e donne di riconciliazione e di pace. Così sia”.

Domenica 8 settembre, all’Angelus, ha incoraggiato ad andare “avanti con preghiere e opere di pace. Vi invito a continuare a pregare perché cessi subito la violenza e la devastazione in Siria e si lavori con rinnovato impegno per una giusta soluzione al conflitto fratricida”. Il Papa ha ribadito l’inutilità della guerra: “a che serve fare guerre, tante guerre, se tu non sei capace di fare questa guerra profonda contro il male? Non serve a niente! Non va… Questo comporta, tra l’altro, questa guerra contro il male comporta dire no all’odio fratricida e alle menzogne di cui si serve. Dire no alla violenza in tutte le sue forme. Dire no alla proliferazione delle armi e al loro commercio illegale.” Quindi, come guardando a un drammatico atlante di guerra, si è soffermato sui Paesi del Medio Oriente quasi uno ad uno: il Libano, l’Iraq, la Terra Santa, l’Egitto … Papa Francesco ha anche ricordato la Beatificazione di Maria Bolognesi, avvenuta sabato 7 a Rovigo: “spese tutta la sua vita al servizio degli altri, specialmente poveri e malati, sopportando grandi sofferenze in profonda unione con la passione di Cristo.”
Mercoledì 4 settembre ha dedicato l’udienza al ricordo della GMG di Rio, esortando tutti i giovani a essere “speranza” per il mondo. Infatti “un cuore giovane, che accoglie l’amore di Cristo, si trasforma in speranza per gli altri, è una forza immensa! Ma voi, ragazzi e ragazze, tutti i giovani, dovete trasformarci in speranza, trasformarvi in speranza! Aprire le porte verso un mondo nuovo di speranza. Questo è il vostro compito.” Ha ricordando l’accoglienza calorosa e generoso dei brasiliani: “hanno davvero un grande cuore. Il pellegrinaggio comporta sempre dei disagi, ma l’accoglienza aiuta a superarli e, anzi, li trasforma in occasioni di conoscenza e di amicizia. Nascono legami che poi rimangono, soprattutto nella preghiera. Anche così cresce la Chiesa in tutto il mondo, come una rete di vere amicizie in Gesù Cristo, una rete che mentre ti prende ti libera”. La GMG è stata “un segno per tutti, non solo per i credenti”, una “festa della fede”.
Quindi l’invito ad “uscire dai recinti” per “ascoltare con amore ogni persona … soprattutto con le persone più deboli e bisognose dobbiamo condividere questo amore che cambia la vita. L’amore di Dio cambia la vita! Ci cambia a tutti noi, ci fa più buoni, più felici… Non dimenticate che ognuno di noi, diffondendo la carità divina, contribuisce a costruire un mondo più giusto e solidale”.
Gian Paolo Cassano

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