LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Conquista prima di tutto il cuore dei fedeli con la sua tenerezza. E’ quanto avviene ogni volta che papa Francesco si incontra con la gente, è quanto è avvenuto mercoledì 10 aprile all’Udienza generale. Francesco si sofferma sulle fondamenta della fede cristiana senza cui “crolla tutta la casa” fondata sulla risurrezione di Gesù. E come non pensare allo “Spirito che abbiamo ricevuto nel Battesimo che ci insegna, ci spinge, a dire a Dio ‘Padre’, e meglio ‘Abbà’ è ‘Papà’, così è il nostro Dio, è un papà per noi. E Dio ci tratta da figli, ci comprende, ci perdona, ci abbraccia, ci ama anche quando sbagliamo”. Dio è amore e perdono, non un giudice ma un “papà” dal cuore larghissimo: “Noi possiamo vivere da figli! E questa è la nostra dignità. Comportarci come veri figli! Questo vuol dire che ogni giorno dobbiamo lasciare che Cristo ci trasformi e ci renda come Lui; vuol dire cercare di vivere da cristiani, cercare di seguirlo, anche se vediamo i nostri limiti e le nostre debolezze”. Ora il “nostro essere figli di Dio” è soggetto a rischi; c’è sempre “la tentazione di lasciare Dio da parte per mettere al centro noi stessi è sempre alle porte”. Occorre “il coraggio della fede, non lasciarci condurre dalla mentalità che ci dice: Dio non serve, non è importante per te”.
Infatti “solo comportandoci da figli di Dio, senza scoraggiarci per le nostre cadute, per i nostri peccati, sentendoci amati da Lui, la nostra vita sarà nuova, animata dalla serenità e dalla gioia. Dio è la nostra forza! Dio è la nostra speranza!”. E Dio è una “speranza che non delude” che “è forte, sicura, solida in questa terra, dove Dio ci ha chiamati a camminare, ed è aperta all’eternità, perché fondata su Dio, che è sempre fedele. Non dobbiamo dimenticare quest’ultimo: Dio sempre è fedele, Dio sempre è fedele con noi (…) Essere cristiani non si riduce a seguire dei comandi, ma vuol dire essere in Cristo, pensare come Lui, agire come Lui, amare come Lui”.
Domenica 14 aprile al Regina Coeli il Papa si è chiesto dove abbiano trovato i primi discepoli “la forza” per testimoniare Gesù: “è chiaro che solo la presenza con loro del Signore Risorto e l’azione dello Spirito Santo possono spiegare questo fatto. E’ il Signore che era con loro e lo Spirito che li spingeva alla predicazione spiega questo fatto straordinario.” Ciò vale anche per noi: “quando una persona conosce veramente Gesù Cristo e crede in Lui, sperimenta la sua presenza nella vita e la forza della sua Risurrezione, e non può fare a meno di comunicare questa esperienza. E se questa persona incontra incomprensioni o avversità si comporta come Gesù nella sua Passione: risponde con l’amore e con la forza della verità”. Il pensiero così è andato “ai tanti cristiani che soffrono persecuzioni” con l’invito a pregare per loro perché “sentano la presenza viva e confortante del Signore Risorto”.
Nel pomeriggio, presiedendo l’Eucaristia nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, ha rivolto un forte invito alla testimonianza con la parola e con la vita, sull’esempio di San Francesco di Assisi che diceva: “Predicate il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole”. Occorre “predicare con la vita, la testimonianza. L’incoerenza dei fedeli e dei Pastori tra quello che dicono e quello che fanno, tra la parola e il modo di vivere mina la credibilità della Chiesa”. Annunciare e testimoniare sono possibili però solo se “siamo vicini a Lui”, se si vive “un rapporto intenso con Gesù, un’intimità di dialogo e di vita”. A tutti chiede: “Tu, io, adoriamo il Signore?”, che vuol dire “fermarci a dialogare con Lui”, cioè “credere, non semplicemente a parole, che Lui solo guida veramente la nostra vita”, e “che siamo convinti davanti a Lui che è il solo Dio, il Dio della nostra vita, della nostra storia”. Occorre spogliarci dei “tanti idoli piccoli e grandi” nei quali molte volte “riponiamo la nostra sicurezza” come “l’ambizione, il carrierismo, il gusto del successo, il mettere al centro se stessi, la tendenza a prevalere sugli altri, la pretesa di essere gli unici padroni della nostra vita….” per “scegliere il Signore come centro, come via maestra della nostra vita”.
Gian Paolo Cassano
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