LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Giovani e donne nel pensiero del Papa durante la seconda udienza generale mercoledì 3 aprile. Le donne hanno un “ruolo particolare nell’aprire le porte al Signore”. In un’epoca in cui “secondo la Legge giudaica di quel tempo, le donne e i bambini non potevano rendere una testimonianza affidabile, credibile” esse hanno nei Vangeli “un ruolo primario, fondamentale.” Se “gli Apostoli e i discepoli fanno più fatica a credere. Le donne, no. Pietro corre al sepolcro, ma si ferma alla tomba vuota; Tommaso deve toccare con le sue mani le ferite del corpo di Gesù. Anche nel nostro cammino di fede è importante sapere e sentire che Dio ci ama, non aver paura di amarlo: la fede si professa con la bocca e con il cuore, con la parola e con l’amore”. Le donne sono “le prime testimoni della Risurrezione”; per questo il Papa le ha incoraggiate a “dare testimonianza ai loro figli, ai loro nipotini, che Gesù è vivo, è vivente, è risorto. Mamme e donne, avanti con questa testimonianza!”. Dopo aver riconosciuto la capacità femminile di accogliere con prontezza il messaggio della fede, il Pontefice affida la propagazione del Vangelo soprattutto ai giovani: “a voi dico: portate avanti questa certezza, il Signore è vivo e cammina al nostro fianco nella vita. Questa è la vostra missione. Portate avanti questa speranza. Siate ancorati a questa speranza, questa àncora che è nel cielo (…) Portate avanti la testimonianza che Gesù è vivo e questo ci darà speranza e darà speranza a questo mondo un po’ invecchiato per le guerre, per il male, per il peccato. Avanti giovani!”. Riprendendo la riflessione sul “Credo” Papa Francesco spiega come la verità della fede sia stata trasmessa sia a partire dalla professione dei primi protagonisti, sia tramite i racconti dell’“evento della Risurrezione”. “Purtroppo, spesso si è cercato di oscurare la fede nella Risurrezione di Gesù, e anche fra gli stessi credenti si sono insinuati dubbi. Un po’ quella fede all’acqua di rose, come diciamo noi. Non è la fede forte. Questo per superficialità, a volte per indifferenza, occupati da mille cose che si ritengono più importanti della fede, oppure per una visione solo orizzontale della vita”. Ma “è proprio la Risurrezione che ci apre alla speranza”, alla “felicità piena” e “alla certezza che il male, il peccato e la morte possono essere vinti”.
E’ “la gioia di sapere che Gesù è vivo, la speranza che riempie il cuore, non si possono contenere. Questo dovrebbe avvenire anche nella nostra vita. Sentiamo la gioia di essere cristiani! Noi crediamo in un Risorto che ha vinto il male e la morte! Abbiamo il coraggio di ‘uscire’ per portare questa gioia e questa luce in tutti i luoghi della nostra vita!”.
Domenica 7 aprile, al Regina Coeli papa Francesco ha invitato ad avere “più coraggio di testimoniare la fede nel Cristo Risorto! Non dobbiamo avere paura di essere cristiani e di vivere da cristiani! Noi dobbiamo avere questo coraggio, di andare e annunciare Cristo Risorto, perché Lui è la nostra pace, Lui ha fatto la pace col suo amore col suo perdono, col suo sangue, con la sua misericordia”. E’ infatti la Domenica del coraggio, oltre che della Divina Misericordia, che il beato Giovanni Paolo II fissò nella seconda domenica di Pasqua.
Ha poi ricordato che la pace che Gesù porta ha un senso preciso, è “il dono prezioso che Cristo offre ai suoi discepoli dopo essere passato attraverso la morte e gli inferi (…) Questa pace è il frutto della vittoria dell’amore di Dio sul male, è il frutto del perdono. Ed è proprio così: la vera pace, quella profonda, viene dal fare esperienza della misericordia di Dio”. Questa domenica ci parla della “beatitudine della fede. In ogni tempo e in ogni luogo sono beati coloro che, attraverso la Parola di Dio, proclamata nella Chiesa e testimoniata dai cristiani, credono che Gesù Cristo è l’amore di Dio incarnato, la Misericordia incarnata. E questo vale per ciascuno di noi!”.
Nel pomeriggio di domenica il Pontefice ha preso possesso come vescovo di Roma della sua Cattedrale, San Giovanni in Laterano, soffermandosi, nell’omelia sullo “stile di Dio”, la misericordia paziente: “un amore così grande, così profondo quello di Dio verso di noi, un amore che non viene meno, sempre afferra la nostra mano e ci sorregge, ci rialza, ci guida”.
Per declinare la misericordia di Dio, il Papa cita diversi episodi del Vangelo: la pazienza di Gesù di fronte all’incredulità di Tommaso, con Pietro dopo il triplice rinnegamento, con i discepoli di Emmaus. “E’ questo lo stile di Dio – afferma Papa Francesco – non è impaziente come noi, che spesso vogliamo tutto e subito, anche con le persone. Dio è paziente con noi perché ci ama, e chi ama comprende, spera, dà fiducia, non abbandona, non taglia i ponti, sa perdonare. Ricordiamolo nella nostra vita di cristiani: Dio ci aspetta sempre, anche quando ci siamo allontanati! Lui non è mai lontano, e se torniamo a Lui, è pronto ad abbracciarci”.
Gian Paolo Cassano
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