LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
“Non lasciatevi rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù”. Così Papa Francesco si è rivolto ai giovani (e a tutti i fedeli presenti in piazza san Pietro) domenica 24 marzo (le Palme), dando loro appuntamento alla Gmg di Rio del prossimo luglio.
A tutti ha rivolto l’invito a dire al mondo che è bello seguire Gesù, perché se uno è cristiano è per forza un uomo felice, perché la Croce amata porta alla gioia. “Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall’aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili (…) E ce ne sono tanti. E in questo momento viene il nemico, viene il diavolo, mascherato da angelo tante volte e insidiosamente ci dice la sua parola. Non ascoltatelo! Seguiamo Gesù!”
“Gioia” è la prima di tre parole chiave che Papa Francesco fa affiorare dalla liturgia. La seconda è la “Croce”, un trono da cui scende il sangue che lava, con la misericordia, i mali del mondo. “Guerre, violenze, conflitti economici che colpiscono chi è più debole, sete di denaro, che poi nessuno può portare con sé, deve lasciarlo. Mia nonna diceva a noi bambini: il sudario non ha tasche. Amore al denaro, potere, corruzione, divisioni, crimini contro la vita umana e contro il creato! (…) Gesù sulla croce sente tutto il peso del male e con la forza dell’amore di Dio lo vince, lo sconfigge nella sua risurrezione”. La terza parola è “giovani”: “voi ci portate la gioia della fede e ci dite che dobbiamo vivere la fede con un cuore giovane, sempre, un cuore giovane anche a settanta, ottant’anni! Cuore giovane! Con Cristo il cuore non invecchia mai!”.
All’Angelus ha invocato l’intercessione di Maria: “Lei, che seguì con fede il suo Figlio fino al Calvario, ci aiuti a camminare dietro a Lui, portando con serenità e amore la sua Croce, per giungere alla gioia della Pasqua”, raccomandando alla sua intercessione “specialmente chi sta vivendo situazioni più difficili”.
Martedì 19 marzo, presiedendo in piazza San Pietro la solenne Messa di inizio del ministero petrino, ha espresso con grande tenerezza la sua vicinanza ai tanti fedeli (200.000 i presenti con le delegazioni di oltre 130 stati, organismi internazionali, rappresentanze religiose) salutando tutti i fedeli, scendendo dalla jeep che lo ha portato in mezzo alla folla.
Il Papa ha spiegato in cosa consista il “potere” di un Pontefice: “non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, chi è straniero, nudo, malato, in carcere. Solo chi serve con amore sa custodire!”.
Ricordando l’onomastico di Benedetto XVI (Joseph Ratzinger) ha spiegato lo straordinario ruolo di “custode” dello sposo di Maria. “Giuseppe è ‘custode’, perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!”.
Di qui “la vocazione del custodire però non riguarda solamente noi cristiani”, ma “ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti”: si tratta di “custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato San Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”.
Rivolgendosi poi ai potenti con semplice schiettezza ha chiesto loro di essere “custodi della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per ‘custodire’ dobbiamo anche avere cura di noi stessi! (…) Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!”
Gian Paolo Cassano
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