LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
Nell’Epifania si manifesta la “bontà di Dio e del suo amore per gli uomini”: lo ha affermato il Papa nella solennità dell’Epifania, con l’ordinazione di quattro nuovi vescovi, tra cui mons. Georg Gänswein, suo segretario particolare di Benedetto XVI e prefetto della Casa Pontificia. Nell’omelia, ha invitato i vescovi ad imitare i Magi, “uomini spinti dalla ricerca inquieta di Dio e della salvezza del mondo” che “non si accontentavano del loro reddito assicurato e della loro posizione sociale forse considerevole. Erano alla ricerca della realtà più grande”, volevano sapere se Dio esiste, se si cura di noi e come possiamo incontrarlo. “Erano ricercatori di Dio”. Così il vescovo “non dev’essere uno che esercita solamente il suo mestiere”, ma “deve essere soprattutto un uomo il cui interesse è rivolto verso Dio, perché solo allora egli si interessa veramente anche degli uomini. Potremmo dirlo anche inversamente: un vescovo dev’essere un uomo a cui gli uomini stanno a cuore, che è toccato dalle vicende degli uomini. Dev’essere un uomo per gli altri. Ma può esserlo veramente soltanto se è un uomo conquistato da Dio. Se per lui l’inquietudine verso Dio è diventata un’inquietudine per la sua creatura, l’uomo”.
Un inquietudine che “non deve dar pace al vescovo”, poiché “è chiamato ad avere il coraggio e l’umiltà della fede come i Magi”, nella ricerca della verità, “più importante della derisione del mondo, apparentemente intelligente”. Trovandosi “ripetutamente in conflitto con l’intelligenza dominante di coloro che si attengono a ciò che apparentemente è sicuro” (è l’agnosticismo imperante) dovrà avere “il coraggio di contraddire gli orientamenti dominanti”, restando costantemente fermo con la verità.
“Il criterio è Lui stesso: il Signore. Se difendiamo la sua causa, conquisteremo, grazie a Dio, sempre di nuovo persone per la via del Vangelo”, pur con il rischio di esser perseguitati.
All’Angelus, ha salutato i fedeli ortodossi che in questa occasione celebrano il Natale: “quel Bambino, nato nell’umiltà della grotta di Betlemme, è la luce del mondo, che orienta il cammino di tutti i popoli”. E’ una luce che “si rivela agli umili”, perché “la luce di Cristo è così limpida e forte che rende intelligibile sia il linguaggio del cosmo, sia quello delle Scritture, così che tutti coloro che, come i Magi, sono aperti alla verità possono riconoscerla e giungere a contemplare il Salvatore del mondo”. Nella Giornata dell’infanzia missionaria, il Pontefice ha poi incoraggiato i bambini a portare “a tutti l’amore di Dio”.
Mercoledì 9 gennaio Benedetto XVI ha dedicato la catechesi dell’udienza generale all’evento iniziale della salvezza cristiana.
Dio ha preso carne umana, pensando come un uomo, amando come un uomo, avendo una madre, un padre e degli amici, un “grande mistero”, racchiuso nelle cinque parole “il Verbo si è fatto carne”. Tutto “questo per dirci che la salvezza portata dal Dio fattosi carne in Gesù di Nazaret tocca l’uomo nella sua realtà concreta e in qualunque situazione si trovi. Dio ha assunto la condizione umana per sanarla.” Occorre “allora recuperare lo stupore di fronte a questo mistero, lasciarci avvolgere dalla grandezza di questo evento:” ci ha donato la sua divinità, dando una nuova misura all’atto del donare. “Chi non riesce a donare un po’ di se stesso, dona sempre troppo poco; anzi, a volte si cerca proprio di sostituire il cuore e l’impegno di donazione di sé con il denaro, con cose materiali. … Troviamo qui il modello del nostro donare, perché le nostre relazioni, specialmente quelle più importanti, siano guidate dalla gratuità dell’amore”. Benedetto XVI ha poi considerato l’ “inaudito realismo” divino perché “non si accontenta di parlare, ma si immerge nella nostra storia”: così la nostra fede “non deve essere limitata alla sfera del sentimento, delle emozioni, ma deve entrare nel concreto della nostra esistenza, deve toccare cioè la nostra vita di ogni giorno e orientarla anche in modo pratico”.
Domenica 9 gennaio, nella festa del Battesimo del Signore ha battezzato 20 bambini nella Cappella Sistina, ricordando come si manifesti in questo sacramento
“la presenza viva e operante dello Spirito Santo”. Così “nel Battesimo i bambini sono uniti in modo profondo e per sempre con Gesù … immersi nel mistero della sua morte, che è fonte di vita, per partecipare alla sua risurrezione, per rinascere ad una vita nuova. Ecco il prodigio che oggi si ripete anche per i vostri bambini: ricevendo il Battesimo essi rinascono come figli di Dio, partecipi della relazione filiale che Gesù ha con il Padre, capaci di rivolgersi a Dio chiamandolo con piena confidenza e fiducia: “Abbà, Padre”.
All’Angelus il Papa ha affermato che “Gesù è l’uomo nuovo che vuole vivere da figlio di Dio, cioè nell’amore; l’uomo che, di fronte al male del mondo, sceglie la via dell’umiltà e della responsabilità, sceglie non di salvare se stesso ma di offrire la propria vita per la verità e la giustizia”. Infatti “essere cristiani significa vivere così, ma questo genere di vita comporta una rinascita: rinascere dall’alto, da Dio, dalla Grazia”, con l’auspicio che “possa ogni cristiano, in quest’Anno della fede, riscoprire la bellezza di essere rinato dall’alto, dall’amore di Dio, e vivere come suo vero figlio”.
Gian Paolo Cassano
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