LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
E’ stata dedicata al viaggio apostolico in Libano l’Udienza dello scorso mercoledì 19 settembre. Benedetto XVI si è soffermato sull’accoglienza “calorosa” ricevuta da tutti, anche da chi professa l’islam: “i musulmani mi hanno accolto con grande rispetto e sincera considerazione; la loro costante e partecipe presenza mi ha dato modo di lanciare un messaggio di dialogo e di collaborazione tra Cristianesimo e Islam: mi sembra che sia venuto il momento di dare insieme una testimonianza sincera e decisa contro le divisioni, contro la violenza, contro le guerre”. Un’esperienza che ha lasciato una traccia nel cuore: “vedendo giovani cristiani e musulmani fare festa in grande armonia, li ho spronati a costruire insieme il futuro del Libano e del Medio Oriente e ad opporsi insieme alla violenza e alla guerra. La concordia e la riconciliazione devono essere più forti delle spinte di morte”.
E’ stato un “evento ecclesiale commovente”, ammirato dall’ardore della testimonianza cristiana ed invitando “i cattolici mediorientali a fissare lo sguardo su Cristo crocifisso per trovare la forza, anche in contesti difficili e dolorosi, di celebrare la vittoria dell’amore sull’odio, del perdono sulla vendetta e dell’unità sulla divisione (…) Pur essendo un ‘piccolo gregge’, non devono temere, nella certezza che il Signore è sempre con loro.”
Domenica 23 settembre, all’Angelus, ha chiesto di pregare per i cristiani mediorientali e per il dialogo tra le religioni. Soffermandosi sul Vangelo domenicale che mostra la “profonda distanza interiore” tra Gesù e i suoi discepoli, ha invitato a scoprire come “la logica di Dio” sia “sempre più alta rispetto alla nostra” e a “seguire il Signore richiede sempre all’uomo una profonda con-versione”, un “cambiamento nel modo di pensare e di vivere”, di “aprire il cuore all’ascolto per lasciarsi illuminare e trasformare interiormente”.
Infatti “un punto-chiave in cui Dio e l’uomo si differenziano è l’orgoglio: in Dio non c’è orgoglio, perché Egli è totale pienezza ed è tutto proteso ad amare e donare vita; in noi uomini, invece, l’orgoglio è intimamente radicato e richiede costante vigilanza e purificazione”.
Così “noi, che siamo piccoli aspiriamo ad apparire grandi, ad essere i primi, mentre Dio, che è realmente grande, non teme di abbassarsi e di farsi ultimo”.
Gian Paolo Cassano
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