La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano

Domenica 26 agosto, all’Angelus, il Papa ha invitato a credere prima in Dio per conoscere la vita eterna che Cristo ci dona con il suo sacrificio. La sequela di Cristo è esigente e (come racconta l’evangelista Giovanni) alcuni “discepoli tornarono indietro … perché non credettero alle parole di Gesù.” La rivelazione di Gesù come “pane vivo disceso dal cielo” era “per loro incomprensibile, perché la intendevano in senso solo materiale, mentre in quelle parole era preannunciato il mistero pasquale di Gesù, in cui Egli avrebbe donato se stesso per la salvezza del mondo”.
In quell’occasione sarà Pietro ad esprimere la sua fede nel Signore: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!” Il Pontefice, riprende, al riguardo, il commento di S. Agostino: “Non dice: abbiamo conosciuto e creduto, ma abbiamo creduto e conosciuto. Abbiamo creduto per poter conoscere; se, infatti, avessimo voluto conoscere prima di credere, non saremmo riusciti né a conoscere né a credere”.
Mercoledì 29 agosto, nell’udienza generale a Castel Gandolfo, Benedetto XVI collegandosi alla memoria del Martirio di Giovanni Battista ha sottolineato che, anche oggi, la vita cristiana “esige il martirio della fedeltà quotidiana al Vangelo”, facendoci “prendere consapevolezza che la fede fondata sul legame con Dio rende l’uomo capace di essere fedele al bene e alla verità anche al costo dell’abnegazione e del sacrificio”. Come il Battista occorre sapere che “non si può scendere a compromessi con l’amore a Cristo, alla sua Parola, alla Verità. La verità è verità e non ci sono compromessi”. Ma questo “può avvenire nella nostra vita solo se è solido il rapporto con Dio”, sull’esempio del Battista. “La preghiera non è tempo perso, non è rubare spazio alle attività, anche a quelle apostoliche ma è esattamente il contrario: solo se siamo capaci di avere una vita di preghiera fedele, costante, fiduciosa, sarà Dio stesso a darci capacità e forza per vivere in modo felice e sereno, superare le difficoltà e testimoniarlo con coraggio”.
Domenica 2 settembre, all’Angelus, ha evidenziato come il cristiano superi il pericolo della “falsa religiosità” mettendo in pratica ogni giorno la legge del Vangelo.
La Legge di Dio coincide con la Parola stessa di Dio, che libera l’uomo dai suoi egoismi e lo introduce “nella ‘terra’ della vera libertà e della vita”. Infatti “nella Bibbia la Legge non è vista come un peso, una limitazione opprimente, ma come il dono più prezioso del Signore, la testimonianza del suo amore paterno, della sua volontà di stare vicino al suo popolo, di essere il suo Alleato e scrivere con esso una storia d’amore”.
Gesù invece stigmatizza (nel comportamento dei farisei del suo tempo) quando la Legge divina è diventata altro, quando “diventa piuttosto un rivestimento, una copertura, mentre la vita segue altre strade, altre regole, interessi spesso egoistici individuali e di gruppo. E così la religione smarrisce il suo senso autentico che è vivere in ascolto di Dio per fare la sua volontà – che è la verità del nostro essere (…) – e si riduce a pratica di usanze secondarie, che soddisfano piuttosto il bisogno umano di sentirsi a posto con Dio. È questo un grave rischio di ogni religione, che Gesù ha riscontrato nel suo tempo, ma che si può verificare, purtroppo, anche nella cristianità”.
Gian Paolo Cassano

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