LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
Un pensiero agli alluvionati delle Filippine; lo ha mandato il Papa all’Angelus di domenica 12 agosto, collegandosi alla catechesi al vangelo sul pane disceso dal cielo. “Mangiato con fede – sottolinea – questo pane trasforma la nostra vita e ci incoraggia a condividere” quanto abbiamo “con i nostri fratelli e sorelle che hanno fame di cibo materiale e spirituale e soprattutto di amore e di speranza”. esù sfamando quegli uomini “vuole aiutarli a comprendere il significato profondo del prodigio che ha operato: nel saziare in modo miracoloso la loro fame fisica, li dispone ad accogliere l’annuncio che Egli è il pane disceso dal cielo (cfr Gv 6,41), che sazia in modo definitivo”. Infatti è “Lui è il cibo che dà la vita eterna, perché è il Figlio unigenito di Dio, che sta nel seno del Padre, venuto per donare all’uomo la vita in pienezza, per introdurre l’uomo nella vita stessa di Dio!” Così noi “dobbiamo chiederci se noi realmente sentiamo questa fame, la fame della Parola di Dio, la fame di conoscere il vero senso della vita. Solo chi è attirato da Dio Padre, chi lo ascolta e si lascia istruire da Lui può credere in Gesù, incontrarlo e nutrirsi di Lui e così trovare la vera vita, la strada della vita, la giustizia, la verità, l’amore”.
All’Angelus, nel giorno dell’Assunta (15 agosto) Benedetto XVI ha richiamato il senso di una festa che “affonda le radici nella fede e nel culto dei primi secoli della Chiesa, per quella profonda devozione verso la Madre di Dio che è andata sviluppandosi progressivamente nella Comunità cristiana”. L’Assunzione però “è una realtà che tocca anche noi, perché ci indica in modo luminoso il nostro destino, quello dell’umanità e della storia. In Maria, infatti contempliamo quella realtà di gloria a cui è chiamato ciascuno di noi e tutta la Chiesa”.Nello stesso tempo “ci invita anche con forza ad affidarci di più a Dio, a seguire la sua Parola, a ricercare e compiere la sua volontà ogni giorno: è questa la via che ci rende ‘beati’ nel nostro pellegrinaggio terreno e ci apre le porte del Cielo”.
Domenica 19 agosto, all’Angelus, il Pontefice ha colto moltiplicazione dei pani e dei pesci il senso della venuta di Cristo. “Si tratta dunque di accoglierlo con fede, non scandalizzandosi della sua umanità; e si tratta di ‘mangiare la sua carne e bere il suo sangue’, per avere in se stessi la pienezza della vita”. Chi vuole seguire Gesù “deve unirsi a Lui in modo personale e profondo”; è per questo motivo che “Gesù istituirà nell’ultima Cena il Sacramento dell’Eucaristia: perché i suoi discepoli possano avere in se stessi la sua carità e, come un unico corpo unito a Lui, prolungare nel mondo il suo mistero di salvezza”.
Mercoledì 22 agosto, all’Udienza generale a Castel Gandolfo, rifacendosi alla memoria liturgica della B. V. Maria Regina, ha invitato a ricorrere a Lei in ogni circostanza della vita. Il Papa si è chiesto che tipo di Regina sia Maria (o di Cristo), non quella “volgare, comune, di re o regina”, di “una persona con potere, ricchezza”. Infatti “la regalità di Gesù non ha nulla a che vedere con quella dei potenti della terra. E’ un re che serve i suoi servitori; così ha dimostrato in tutta la sua vita. E lo stesso vale per Maria”.
C’è uno stretto legame con l’Assunzione: “Maria è Regina perché associata in modo unico al suo Figlio, sia nel cammino terreno, sia nella gloria del Cielo (…) Il Servo di Dio Paolo VI ricordava nella sua Esortazione apostolica Marialis Cultus: ‘Nella Vergine Maria tutto è relativo a Cristo e tutto da lui dipende: in vista di lui Dio Padre, da tutta l’eternità, la scelse Madre tutta santa e la ornò di doni dello Spirito, a nessun altro concessi’”. Di qui l’invito, in ogni circostanza, a rivolgersi “a Maria affidandoci alla sua continua intercessione, perché dal Figlio ci possa ottenere ogni grazia e misericordia necessarie per il nostro pellegrinare lungo le strade del mondo (…) La Vergine Santa, quale Madre nostra accanto al Figlio Gesù nella gloria del Cielo, è con noi sempre, nello svolgersi quotidiano della nostra vita”.
Gian Paolo Cassano
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