La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano

Domenica 15 luglio Benedetto XVI, dal suo soggiorno estivo di Castelgandolfo si è recato in visita a Frascati, diocesi suburbicaria di Roma, accolto dal Vescovo mons. Raffaello Martinelli. Benedetto XVI ha riflettuto sulla missione apostolica che richiede l’essere distaccati dal denaro mettendo in conto la possibilità di essere respinti, come il profeta Amos: “essi devono parlare a nome di Gesù senza essere preoccupati di avere successo”.
Ora “il fatto che Gesù chiami alcuni discepoli a collaborare direttamente alla sua missione, manifesta un aspetto del suo amore: Egli non disdegna l’aiuto che altri uomini possono recare alla sua opera; conosce i loro limiti, le loro debolezze, ma non li disprezza, anzi, conferisce loro la dignità di essere suoi inviati”.
Questo è “il mandato della Chiesa: non predica ciò che vogliono sentirsi dire i potenti Il loro criterio è la verità e la giustizia anche se sta contro gli applausi e contro il potere umano”. E’ la missione apostolica che “deve comprendere due aspetti di predicazione della parola di Dio e di manifestazione della sua bontà con gesti di carità di servizio e di dedizione”.
Benedetto XVI ha poi evidenziato l’impegno pastorale come impegno formativo. Pensando al fatto che Gesù “li ha istruiti, li ha preparati, li ha formati anche mediante il tirocinio missionario perché fossero in grado di assumere la responsabilità apostolica nella Chiesa”, ha incoraggiato genitori, parroci, fedeli laici a sentirsi coinvolti nella formazione, ciascuno secondo la propria vocazione: “Dio chiama: occorre ascoltare, accogliere, rispondere. Come Maria: Eccomi, avvenga di me secondo la tua parola”.
Occorre ricordare che “la verginità per il Regno di Dio e il matrimonio sono entrambe vocazioni, chiamate di Dio a cui rispondere con e per tutta la vita.”
Tornando a Castelgandolfo, all’Angelus, si è soffermato sulla memoria liturgica di san Bonaventura e sull’inizio della lettera agli Efesini (della liturgia domenicale) che offre una straordinaria sintesi “in quattro passaggi” di quel “disegno di benedizione” in Cristo. “In Lui”, scrive l’Apostolo delle genti, “siamo stati scelti prima della creazione del mondo”, “in Lui” redenti, “in Lui” resi eredi, “in Lui” chi crede nel Vangelo riceve il “sigillo dello Spirito Santo”.
Infatti “questo inno paolino contiene la visione della storia che san Bonaventura ha contribuito a diffondere nella Chiesa: tutta la storia ha come centro Cristo, il quale garantisce anche novità e rinnovamento ad ogni epoca. In Gesù Dio ha detto e dato tutto, ma poiché Egli è un tesoro inesauribile, lo Spirito Santo non finisce mai di rivelare e di attualizzare il suo mistero. Perciò l’opera di Cristo e della Chiesa non regredisce mai, ma sempre progredisce”.
Questa visione di Cristo come “centro ispiratore” della storia fu un cardine anche della teologia di San Bonaventura da Bagnoregio, che in una sua lettera, scrive: “Confesso davanti a Dio che la ragione che mi ha fatto amare di più la vita del beato Francesco è che essa assomiglia agli inizi e alla crescita della Chiesa’ (…) Francesco d’Assisi, dopo la sua conversione, praticò alla lettera questo Vangelo, diventando un testimone fedelissimo di Gesù; e associato in modo singolare al mistero della Croce, fu trasformato in un ‘altro Cristo’, come proprio san Bonaventura lo presenta”.
Gian Paolo Cassano

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