LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
La Giornata internazionale delle Famiglie (istituita dall’Onu per il 15 maggio) ha fornito lo spunto al Papa per riflettere sul tema nel corso dell’Udienza generale di mercoledì 16 maggio. Parlando dell’equilibrio fra la famiglia e il lavoro, ha rammentato come “quest’ultimo non dovrebbe ostacolare la famiglia, ma piuttosto sostenerla e unirla, aiutarla ad aprirsi alla vita e ad entrare in relazione con la società e con la Chiesa.”
Di qui l’auspicio “che la Domenica, giorno del Signore e Pasqua della settimana, sia giorno di riposo e occasione per rafforzare i legami familiari”.
Nella catechesi, poi, ha riflettuto sulla preghiera in san Paolo, spiegandone il significato di “dono”, come “frutto della presenza viva, reale, vivificante del Padre e di Gesù Cristo in noi, attraverso lo Spirito Santo” ed “azione dello Spirito del Padre e del Figlio”. Nella preghiera “possiamo aprirci, mettere il nostro tempo a disposizione di Dio” sperimentando “il nostro essere creature, poiché siamo posti di fronte all’onnipotenza e alla trascendenza di Dio”. Con la preghiera cresce in noi “il bisogno di fidarci e affidarci sempre più a Lui”, poiché lo Spirito Santo “aiuta questa nostra incapacità, illumina la nostra mente e scalda il nostro cuore, guidando il nostro rivolgerci a Dio. Per San Paolo la preghiera è soprattutto l’operare dello Spirito Santo nella nostra umanità, per farsi carico della nostra debolezza e trasformarci da uomini legati alle realtà materiali in uomini spirituali”.
Quando, nella vita cristiana, si lascia operare “lo Spirito di Cristo come principio interiore” allora “siamo messi in condizione di abbandonare e superare ogni forma di paura o di schiavitù, vivendo l’autentica libertà dei figli di Dio”.
Così sperimentiamo “la libertà donata dallo Spirito: una libertà autentica, che è libertà dal male e dal peccato per il bene e per la vita, per Dio” che non “s’identifica mai né con il libertinaggio, né con la possibilità di fare la scelta del male, bensì con il frutto dello Spirito che è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé”. In tal modo “il rapporto stesso con Dio diventa talmente profondo da non essere intaccato da alcuna realtà o situazione”.
A volte chiedendo a Dio di essere “liberati dal male fisico e spirituale” possiamo avere “l’impressione di non essere ascoltati”, ma “in realtà non c’è grido umano che non sia ascoltato da Dio”. Quindi “la preghiera non ci esenta dalla prova e dalle sofferenze”, ma “ci permette di viverle e affrontarle con una forza nuova, con la stessa fiducia di Gesù” quando la risposta “alle sue forti grida e lacrime non è stata la liberazione immediata dalle sofferenze, dalla croce, dalla morte, ma era un esaudimento molto più grande, una risposta molto più profonda. Attraverso la croce e la morte, Dio ha risposto con la risurrezione del Figlio, con la nuova vita. La preghiera animata dallo Spirito Santo porta anche noi a vivere ogni giorno il cammino della vita con le sue prove e sofferenze, nella piena speranza e fiducia in Dio che risponde come ha risposto al Figlio”. Di qui l’auspicio ad aprirsi nella preghiera “alla presenza e all’azione dello Spirito Santo”, che ci porta “ad aderire a Dio con tutto il nostro cuore e con tutto il nostro essere” perché lo Spirito di Cristo diventa “forza della nostra preghiera debole”.
Domenica 20 maggio al Regina Coeli Benedetto XVI ha espresso il dolore per il “vile attentato” alla scuola di Brindisi e la preghiera per le “care” popolazioni dell’Emilia Romagna colpite dal terremoto.
Si è soffermato quindi sull’Ascensione di Gesù al cielo, cioè il ritorno di Cristo “al Padre, dal quale era stato mandato nel mondo” vista come “l’ultimo atto della nostra liberazione dal giogo del peccato”. Essa “ci dice che in Cristo la nostra umanità è portata alle altezze di Dio; così, ogni volta che preghiamo, la terra si congiunge al Cielo. E come l’incenso, bruciando, fa salire in alto il suo fumo di soave odore, così, quando innalziamo al Signore la nostra fervida e fiduciosa preghiera in Cristo, essa attraversa i cieli e raggiunge il Trono di Dio, viene da Lui ascoltata ed esaudita”.
Ricordando poi la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul tema ‘Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione’ ha affermato come il silenzio sia “parte integrante della comunicazione, è un luogo privilegiato per l’incontro con la Parola di Dio e con i nostri fratelli e sorelle. Invito tutti a pregare affinché la comunicazione, in ogni sua forma, serva sempre ad instaurare con il prossimo un dialogo autentico, fondato sul rispetto reciproco, sull’ascolto e la condivisione”.
Gian Paolo Cassano
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