LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
Una Chiesa “in cammino nel ‘deserto’ del mondo e della storia”; è questa l’immagine che Benedetto XVI ha contemplato nell’udienza del 22 febbraio, mercoledì delle ceneri, incoraggiando i fedeli a vivere la Quaresima come un tempo di cambiamento, di pentimento, di conversione per incontrare Cristo, “per imparare ad imitare Gesù, che nei quaranta giorni trascorsi nel deserto insegnò a vincere la tentazione con la Parola di Dio”.
Anche la Chiesa vive “in cammino nel ‘deserto’ del mondo e della storia”, luogo dove avere “l’opportunità di fare una profonda esperienza di Dio che rende forte lo spirito, conferma la fede, nutre la speranza, anima la carità”, ma anche “aspetto negativo della realtà che ci circonda”.
Ciò non impedisce però alla Chiesa di trasformare “il tempo del deserto” in un “tempo di grazia”, nella “certezza che anche dalla roccia più dura Dio può far scaturire l’acqua viva che disseta e ristora”: qui si può “ritrovare nuovo coraggio per accettare con pazienza e con fede ogni situazione di difficoltà, di afflizione e di prova, nella consapevolezza che dalle tenebre il Signore farà sorgere il giorno nuovo”.
Domenica 26 febbraio, all’Angelus, il Papa è tornato ancora sulla Quaresima come momento propizio per rafforzare il nostro rapporto con Dio. Nell’annuncio ‘convertitevi e credete nel Vangelo’ c’è “l’invito ad avere fede in Dio e a convertire ogni giorno la nostra vita alla sua volontà, orientando al bene ogni nostra azione e pensiero. Il tempo della Quaresima è il momento propizio per rinnovare e rendere più saldo il nostro rapporto con Dio, attraverso la preghiera quotidiana, i gesti di penitenza, le opere di carità fraterna”.
Riflettendo ancora sui “diversi significati” di deserto ha evidenziato come possa “indicare lo stato di abbandono e di solitudine, il ‘luogo’ della debolezza dell’uomo dove non vi sono appoggi e sicurezze, dove la tentazione si fa più forte”, come pure “un luogo di rifugio e di riparo”, dove “sperimentare in modo particolare la presenza di Dio”.
Riferendosi alle tentazioni che Gesù subisce nel deserto “per difenderci (come scrive S. Leone Magno) con il suo aiuto e per istruirci col suo esempio”, ha spiegato che l’uomo “non è mai del tutto esente dalla tentazione finché vive”, ma è “con la pazienza e con la vera umiltà che diventeremo più forti di ogni nemico”, quella “di seguire ogni giorno il Signore, imparando a costruire la nostra vita non al di fuori di Lui o come se non esistesse, ma in Lui e con Lui, perché è la fonte della vera vita.”
Gian Paolo Cassano
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