LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
La luce e la gioia del Natale da portare a tutti. Su questo tema si è soffermato Benedetto XVI nella prima udienza dell’anno, mercoledì 4 gennaio: “il Vangelo è la luce da non nascondere, da mettere sulla lucerna. La Chiesa non è la luce, ma riceve la luce di Cristo, la accoglie per esserne illuminata e per diffonderla in tutto il suo splendore. E questo deve avvenire anche nella nostra vita personale”.
E’ lo stupore di contemplare “il volto di quell’umile bambino perché sappiamo che è il Volto di Dio presente per sempre nell’umanità, per noi e con noi”: infatti “è gioia perché vediamo e siamo finalmente sicuri che Dio è il bene, la vita, la verità dell’uomo e si abbassa fino all’uomo, per innalzarlo a Sé: Dio diventa così vicino da poterlo vedere e toccare”. E’ il “mirabile scambio” fra la divinità e l’umanità: Dio condivide l’atto di nascere e rivela così all’uomo “la sua dignità più profonda: quella di essere figlio di Dio”, grazie all’umiltà di Dio “che scende e così entra in noi nella sua umiltà e ci eleva alla vera grandezza del suo essere”. Uno scambio che si rende presente in modo reale nell’Eucaristia. Celebrando l’Eucaristia in San Pietro nel giorno dell’Epifania (con l’ordinazione episcopale di mons. Charles John Brown, nuovo nunzio apostolico in Irlanda, e mons. Marek Solczyński, nuovo nunzio apostolico in Georgia e Armenia) ha parlato del coraggio dell’umiltà dei Magi. Erano “uomini di scienza” che volevano sapere di più, “volevano capire cosa conta nell’essere uomini … erano persone dal cuore inquieto, che non si accontentavano di ciò che appare ed è consueto. Erano uomini alla ricerca della promessa, alla ricerca di Dio. Ed erano uomini vigilanti, capaci di percepire i segni di Dio, il suo linguaggio sommesso ed insistente. Ma erano anche uomini coraggiosi e insieme umili: possiamo immaginare che dovettero sopportare qualche derisione, perché si incamminarono verso il Re dei Giudei, affrontando per questo molta fatica”. Una fatica assunta dai Magi per cercare la verità attraverso “un percorso lungo e incerto”. In tutto questo ci sono i tratti essenziali del ministero episcopale: “anche il vescovo deve essere un uomo dal cuore inquieto che non si accontenta delle cose abituali di questo mondo, ma segue l’inquietudine del cuore che lo spinge ad avvicinarsi interiormente sempre di più a Dio, a cercare il suo Volto, a conoscerLo sempre di più, per poterLo amare sempre di più”. Il vescovo deve caratterizzarsi per “la preghiera continua” che vuol dire “non perdere mai il contatto con Dio”; infatti “solo chi conosce personalmente Dio può guidare gli altri verso Dio”.
All’Angelus ha annunciato il Concistoro per la creazione di 22 nuovi cardinali (18 febbraio), di cui 16 europei (compresi 7 italiani: mons. Giuseppe Versaldi, mons. Domenico Calcagno, mons. Giuseppe Bertello, mons. Fernando Filoni, mons. Giuseppe Betori, mons. Antonio Maria Vegliò, mons. Francesco Coccopalmerio), 4 dalle Americhe e 2 dall’Asia.
Poi ha evidenziato il tema della luce che è Gesù, “il sole apparso all’orizzonte dell’umanità per illuminare l’esistenza personale di ognuno di noi e per guidarci tutti insieme verso la meta del nostro pellegrinaggio, verso la terra della libertà e della pace, in cui vivremo per sempre in piena comunione con Dio e tra di noi”.
Così la Chiesa è chiamata a rivestirsi della luce del Signore, mentre il mondo “con tutte le sue risorse, non è in grado di dare all’umanità la luce per orientare il suo cammino”.
E’ ciò che “riscontriamo anche ai nostri giorni: la civiltà occidentale sembra avere smarrito l’orientamento, naviga a vista. Ma la Chiesa, grazie alla Parola di Dio, vede attraverso queste nebbie. Non possiede soluzioni tecniche, ma tiene lo sguardo rivolto alla meta, e offre la luce del Vangelo a tutti gli uomini di buona volontà, di qualunque nazione e cultura”.
Gian Paolo Cassano
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