LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
Nell’ultima udienza generale del 2011 (mercoledì 28 dicembre) il Papa ha ripercorso gli anni giovanili di Gesù a Nazareth insieme con Maria e Giuseppe, e, ricordando come la famiglia sia “la prima scuola di preghiera”, ha invitato i cristiani a “riscoprire la bellezza di pregare insieme”. Infatti “nella famiglia i bambini, fin dalla più tenera età, possono imparare a percepire il senso di Dio, grazie all’insegnamento e all’esempio dei genitori: vivere in un’atmosfera segnata dalla presenza di Dio. Un’educazione autenticamente cristiana non può prescindere dall’esperienza della preghiera. Se non si impara a pregare in famiglia, sarà poi difficile riuscire a colmare questo vuoto”.
Questo non è avvenuto nella S. Famiglia dove specialmente Maria ha vissuto una “singolare intimità” con Dio: “alla contemplazione di Gesù nessuno si è dedicato con altrettanta assiduità di Maria”.
Che dire poi di Giuseppe di cui la Chiesa conserva un’immagine e la sostanza di una persona “fedele, costante, operosa” che “sicuramente ha educato Gesù alla preghiera, insieme con Maria”, in sinagoga al sabato o nei normali ritmi familiari ? “Così, nel ritmo delle giornate trascorse a Nazaret, tra la semplice casa e il laboratorio di Giuseppe, Gesù ha imparato ad alternare preghiera e lavoro, e ad offrire a Dio anche la fatica per guadagnare il pane necessario alla famiglia”.
In Gesù giovane il riferimento al “Padre mio” (come è raccontato nell’episodio del ritrovamento al Tempio) è “la chiave di accesso al mistero della preghiera cristiana”. E’ Lui che “ci insegna come essere figli, proprio nell’essere col Padre nella preghiera. Il mistero cristologico, il mistero dell’esistenza cristiana è intimamente collegato, fondato sulla preghiera. Gesù insegnerà un giorno ai suoi discepoli a pregare, dicendo loro: quando pregate dite ‘Padre’. E, naturalmente, non ditelo solo con una parola, ditelo con la vostra esistenza, imparate sempre più a dire con la vostra esistenza: ‘Padre’, e così sarete veri figli nel Figlio, veri cristiani”.
La benedizione di Dio sul mondo; l’ha invocata il Papa presiedendo il 1 gennaio l’Eucaristia in San Pietro, nella 45° Giornata mondiale della pace, porgendo l’augurio all’umanità perché accolga Cristo che è la vera pace: “è Lui la misericordia e la pace che il mondo da sé non può darsi e di cui ha bisogno sempre come e più del pane”.
La strada è guardare verso Maria, Madre di Dio, “che ha accolto Gesù in sé e lo ha dato alla luce per tutta la famiglia umana” dove in primo luogo maturare quell’educazione “alla giustizia e alla pace” che il Pontefice ha indicato nel suo Messaggio per questa Giornata.,
Educare oggi è “una sfida decisiva … almeno per due motivi: … in primo luogo, perché nell’era attuale, fortemente caratterizzata dalla mentalità tecnologica, voler educare e non solo istruire non è scontato, ma è una scelta; in secondo luogo, perché la cultura relativista pone una questione radicale: ha ancora senso educare?, e poi educare a che cosa?”. Si tratta di aiutarli “a sviluppare una personalità che unisca un profondo senso della giustizia con il rispetto dell’altro, con la capacità di affrontare i conflitti senza prepotenza, con la forza interiore di testimoniare il bene anche quando costa sacrificio, con il perdono e la riconciliazione. Così potranno diventare uomini e donne veramente pacifici e costruttori di pace”.
All’Angelus, ha rilevato che “i giovani guardano oggi con una certa apprensione al futuro, manifestando aspetti della loro vita che meritano attenzione, come il desiderio di ricevere una formazione che li prepari in modo più profondo ad affrontare la realtà, la difficoltà a formare una famiglia e a trovare un posto stabile di lavoro, l’effettiva capacità di contribuire al mondo della politica, della cultura e dell’economia per la costruzione di una società dal volto più umano e solidale”. Di qui la necessità di offrire loro nuove opportunità per la vita.
Ha chiesto inoltre ai responsabili delle nazioni un impegno per la pace, cosicché “cessino le guerre, le divisioni e le inimicizie tra gli uomini”, ci sia “riconciliazione e perdono nelle aree di conflitto” e “una più giusta distribuzione delle risorse della terra”. Ha affidato tutto alla “Regina della Pace” perché “ guardi con tenerezza tutti i bambini segnati dalla violenza, dalla guerra, dalle persecuzioni e che sono alla ricerca di un mondo più fraterno!”.
Gian Paolo Cassano
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