LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
“Possano gli africani vivere riconciliati nella pace e nella giustizia!”: così il Papa ha concluso il suo viaggio apostolico in Benin dal 18 al 20 novembre scorso. “E’ stato un successo per la gente! – ha commentato alla Radio Vaticana mons. Antoine Ganyé, arcivescovo di Cotonou – E’ stato un invito “ad una vera amicizia con Dio, con gli uomini e anche con noi stessi…. ad amare Dio profondamente, a essere buoni cristiani e ad amarci tra di noi.”
L’occasione è stata data dalla promulgazione dell’Esortazione apostolica post-sinodale Africae munus, che “apre prospettive pastorali e che susciterà interessanti iniziative” tradotte in “azioni concrete” nella “vita quotidiana”, affidandone l’accompagnamento, “per l’attuazione” del documento, al card. Gantin, “eminente figlio del Benin” alla cui tomba ha reso omaggio a Ouidah.
Il Sinodo per l’Africa “ha dato un impulso alla Chiesa cattolica in Africa, che ha pregato, riflettuto e discusso sul tema della riconciliazione, della giustizia e della pace”.
Nell’esortazione apostolica si indica il programma dell’attività pastorale e della nuova evangelizzazione dell’Africa nei prossimi decenni, sottolineando la necessità di riconciliazione, giustizia e pace. Consapevole delle ricchezze materiali, culturali e spirituali dell’Africa, affronta le tante e drammatiche sfide che il continente deve affrontare in molti settori (sanità, politica, economia, ecologia, società), in una speranza che guarda all’Africa come ad un grande “polmone spirituale” per tutta l’umanità. Un Africa riconciliata che si apre all’evangelizzazione sottolineando l’importanza “dell’interculturalità, termine più adatto che quello di inculturazione, cioè di un incontro delle culture nella comune verità del nostro essere umano nel nostro tempo, e così crescere anche nella fraternità universale”. Così l’Africa evangelizzata 150 anni fa, a sua volta rilancia la dinamica dell’evangelizzazione: “con entusiasmo siate testimoni ardenti della fede che avete ricevuto!” Un messaggio di speranza che è risuonato nell’incontro con le autorità politiche del Benin (sabato 19 novembre) mettendo in guardia da quei pregiudizi ed immagini “che danno della realtà africana una visione negativa, frutto di un’analisi pessimista”.
E’ il vivo desiderio di libertà e di democrazia che emerge nel Continente denunciando “troppi scandali e ingiustizie, troppa corruzione ed avidità, troppo disprezzo e troppe menzogne, troppe violenze che portano alla miseria ed alla morte”.
Di qui l’appello rivolto dal Papa a “tutti i responsabili politici ed economici” africani e del resto del mondo: “non private i vostri popoli della speranza! – è stata la sua esortazione – non amputate il loro futuro mutilando il loro presente … Abbiate un approccio etico con il coraggio delle vostre responsabilità e, se siete credenti, pregate Dio di concedervi la sapienza”.
Benedetto XVI ha ribadito come la Chiesa non offra “alcuna soluzione tecnica e non impone alcuna soluzione politica” ma porti un “messaggio di speranza, una speranza di energia” che le viene da Dio, dal sapere che “l’umanità non è sola davanti alle sfide del mondo”.
Domenica 20 novembre, poi, celebrando l’Eucaristia nello “Stadio dell’Amicizia” di Cotonou ha esortato tutti ad essere “sale e luce di Cristo nella terra africana … testimoni ardenti della fede !”
Bisogna lasciare che “Cristo ci liberi da questo mondo vecchio! La nostra fede in Lui, che è vincitore di tutte le nostre paure, di ogni nostra miseria, ci fa entrare in un mondo nuovo, un mondo in cui la giustizia e la verità non sono una parodia, un mondo di libertà interiore e di pace con noi stessi, con gli altri e con Dio. Ecco il dono che Dio ci ha fatto nel Battesimo!”
Il Papa si anche è rivolto a tutte le persone che “soffrono, ai malati, a quanti sono colpiti dall’Aids o da altre malattie, a tutti i dimenticati della società” che in terra africana sono particolarmente numerosi: “Abbiate coraggio! Gesù ha voluto identificarsi con i piccoli, con i malati; ha voluto condividere la vostra sofferenza e riconoscere in voi dei fratelli e delle sorelle, per liberarli da ogni male, da ogni sofferenza! Ogni malato, ogni povero merita il nostro rispetto e il nostro amore, perché attraverso di lui Dio ci indica la via verso il cielo”.
A chi fa resistenza ad aprire il proprio cuore a chi è debole nella fede, a chi nel modo di vivere ignora la realtà del Vangelo, vivendo esclusivamente nella ricerca di un benessere egoista occorre far “risplendere in ogni luogo il volto amorevole del Salvatore, in particolare davanti ai giovani alla ricerca di ragioni di vita e di speranza in un mondo difficile!”.
Poiché il “cristiano è un costruttore instancabile di comunione, di pace e di solidarietà”, occorre rafforzare la “fede in Gesù Cristo, operando un’autentica conversione alla sua persona. Soltanto Lui ci dà la vera vita e ci può liberare da tutte le nostre paure e lentezze, da ogni nostra angoscia”.
Gian Paolo Cassano
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.