La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano

“Mai più violenza, mai più guerra, mai più terrorismo. In nome di Dio, ogni religione porti sulla terra la pace e la giustizia”. Con queste parole di Benedetto XVI, si è concluso l’incontro interreligioso che (a 25 anni dalla prima convocazione “storica” voluta da Giovanni Paolo II) si è tenuto ad Assisi giovedì 27 ottobre.
Oltre trecento erano i rappresentanti delle religioni del mondo (di cui 176 non cristiani), tra cui il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, una delegazione del patriarcato di Mosca, dell’induismo, del confucianesimo, della fede luterana, delle religioni animiste e di tanti altri credi del globo ed anche. alcuni “atei”, come il filosofo italiano Remo Bodei o la filosofa francese Julia Kristeva.
Due i momenti principali, il primo a S. Maria degli Angeli (in mattinata), il secondo a S. Francesco (nel pomeriggio).
“Siamo animati – ha detto il Papa – dal comune desiderio di essere ‘pellegrini della verità, pellegrini della pace. Dopo aver rinnovato il nostro impegno verso la pace, scambiandoci un segno di pace, continueremo a sentirci uniti in questo viaggio, nel dialogo, nella continua costruzione di pace e nel nostro impegno per un mondo migliore, un mondo dove ognuno, uomo o donna che sia, possa vivere e perseguire le proprie legittime aspirazioni.”
In mattinata Benedetto XVI parlando ai leader delle varie religioni presenti ha tracciato il profilo storico del 1986, quando il muro di Berlino simbolicamente divideva il pianeta in due blocchi contrastanti tra loro. Il crollo di quella barriera dimostrò che la volontà dei popoli di essere liberi era più forte degli arsenali della violenza. Oggi “il mondo della libertà si è rivelato in gran parte senza orientamento, e da non pochi la libertà viene fraintesa anche come libertà per la violenza. La discordia assume nuovi e spaventosi volti e la lotta per la pace deve stimolare in modo nuovo tutti noi”.
Ed ecco “i nuovi volti della violenza”, primo fra tutti il terrorismo (spesso “motivato religiosamente”), che mettono “fuori gioco tutto ciò che nel diritto internazionale era comunemente riconosciuto e sanzionato come limite alla violenza”: ma qui la religione “non è a servizio della pace, ma della giustificazione della violenza”.
Benedetto XVI ha chiesto che la fede cristiana sia strumento della pace di Dio nel mondo, anche se, purtroppo, “nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconosciamo, pieni di vergogna. Ma è assolutamente chiaro che questo è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua vera natura”.
Una seconda motivazione della violenza è identificata nell’assenza di Dio, nella sua negazione che corrompe l’uomo, ne provoca il decadimento e comporta violenza.
“I nemici della religione – ha detto Benedetto XVI – vedono in questa una fonte primaria di violenza nella storia dell’umanità e pretendono quindi la scomparsa della religione”: eppure “il ‘no’ a Dio ha prodotto crudeltà e una violenza senza misura, che è stata possibile solo perché l’uomo non riconosceva più alcuna norma e alcun giudice al di sopra di sé, ma prendeva come norma soltanto se stesso. Gli orrori dei campi di concentramento mostrano in tutta chiarezza le conseguenze dell’assenza di Dio”.
Infine il Papa ha parlato della novità di Assisi 2011, con la presenza, accanto alle religioni mondiali, di un gruppo di alcuni non credenti ai quali “non è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia cercano la verità, sono alla ricerca di Dio”. Sono persone che “cercano la verità, cercano il vero Dio, la cui immagine nelle religioni, a causa del modo nel quale non di rado sono praticate, è non raramente nascosta. Che essi non riescano a trovare Dio dipende anche dai credenti con la loro immagine ridotta o anche travisata di Dio”.
Occorre dunque “ritrovarsi insieme in questo essere in cammino verso la verità e del farsi carico insieme della causa della pace contro ogni specie di violenza distruttrice del diritto”.
Prima dell’intervento di Benedetto XVI, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli si sono alternati alcuni capi delle Chiese cristiane d’Oriente e d’Occidente, insieme con esponenti del mondo ebraico ed islamico e dei maggiori culti mondiali.
“Non si tratta – ha detto il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I – come alcuni insinuano, di fare del dialogo interreligioso, o un dialogo ecumenico, in una prospettiva sincretista.” E’ invece riaffermare l’impegno delle religioni ad “investire il campo della società per promuovervi la pace”, in modo che “la famiglia umana – ha aggiunto il primate anglicano, l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams – possa essere più pienamente consapevole di quanta sapienza vi sia da attingere nella lotta contro la follia di un mondo ancora ossessionato da paura e sospetti
L’incontro di Assisi come tappa di quell’universale cammino dell’uomo che tende verso la casa di Dio; così si è espresso il Gran Rabbino David Rosen, certi che il “dialogo sarà un esercizio futile – ha detto l’hindu Acharya Shri Shrivatsa Goswani – se non lo intraprendiamo con umiltà, pazienza, e il desiderio di rispettare l’’altro’ – e ciò senza pretendere lo stesso in cambio. Questo ci renderà capaci di dire ‘no’ all’ingiustizia di ogni tipo. Ciò richiede molto coraggio, e quel coraggio verrà solo dalla preghiera”.
C’era stato spazio per un pranzo frugale e per una preghiera silenziosa da parte di tutti, per concludersi con il rinnovo dell’impegno di pace da parte di tutti i rappresentanti delle religioni.
Il Papa era giunto ad Assisi in treno insieme ad i capi delle grandi religioni mondiali, facendosi pellegrino; pellegrino della verità e pellegrino della pace. Il richiamo a una disponibilità maggiore al dialogo, a costruire la pace e la giusta convivenza tra i popoli è uno degli aspetti fondamentali di questa giornata.
Il pellegrinaggio è l’immagine “di come – ha aggiunto il Pontefice – la dimensione spirituale sia l’elemento chiave nella costruzione della pace” sentendosi “ancor più coinvolti, insieme a tutti gli uomini e le donne delle comunità che rappresentiamo nel nostro comune pellegrinaggio umano”, continuando “ad essere uniti in questo viaggio, in dialogo, nella quotidiana costruzione della pace e nel nostro impegno per un mondo migliore” .
Tutti i capi delegazione hanno ricevuto una lampada accesa, hanno solennemente rinnovato il comune impegno per la pace e si sono recati nella Cripta per una visita in silenzio alla Tomba di San Francesco. Benedetto XVI ha ripetuto il triplice “mai più”, pronunciato da Giovanni Paolo II nel 2002 ad Assisi, dopo l’11 settembre e la guerra in Afghanistan: “mai più violenza! mai più guerra! mai più terrorismo! In nome di Dio, ogni religione porti sulla terra Giustizia e Pace, Perdono e Vita, Amore”.
Gian Paolo Cassano

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