LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
Nell’udienza di mercoledì 26 ottobre, alla viglia dell’incontro di Assisi, il Papa ha auspicato che i cristiani siano strumenti di pace in un mondo lacerato dalle guerre e dagli egoismi.
Infatti “chi è in cammino verso Dio non può non trasmettere pace” e chi “costruisce pace non può non avvicinarsi a Dio”. Si è soffermato sul testo del libro di Zaccaria, che annuncia l’avvento di un re umile, che annuncia la pace alle nazioni, che è Gesù, “re povero tra i poveri, mite tra coloro che vogliono essere miti.” E’ un re che “realizza la pace sulla Croce,” che “è il nuovo arco di pace, segno e strumento di riconciliazione, di perdono, di comprensione, segno che l’amore è più forte di ogni violenza e di ogni oppressione, più forte della morte: il male si vince con il bene, con l’amore”. Ed il Signore nell’Eucaristia realizza quella comunione che ci toglie dai nostri individualismi “per formare di noi un solo corpo, un solo regno di pace in un mondo diviso”. Qui “Egli viene, si rende presente; e nell’entrare in comunione con Lui anche gli uomini sono uniti tra di loro in un unico corpo, superando divisioni, rivalità, rancori”.
Chi allora vuole essere “discepolo del Signore”, deve essere pronto “anche alla passione e al martirio, a perdere la propria vita per Lui, perché nel mondo trionfino il bene, l’amore, la pace”. Per questo motivo “i cristiani non devono mai cedere alla tentazione di diventare lupi tra i lupi; non è con il potere, con la forza, con la violenza che il regno di pace di Cristo si estende, ma con il dono di sé, con l’amore portato all’estremo, anche verso i nemici. Gesù non vince il mondo con la forza delle armi, ma con la forza della Croce, che è la vera garanzia della vittoria”.
Domenica 30 ottobre, all’Angelus, ricordando quanti (in Thailandia ed Italia) sono stati colpiti da alluvioni, ha parlato di coerenza e verità di insegnamenti ricordando che Cristo “pratica per primo il comandamento dell’amore, che insegna a tutti”.
Gesù “rimprovera gli scribi e i farisei, che avevano nella comunità un ruolo di maestri, perché la loro condotta era apertamente in contrasto con l’insegnamento che proponevano agli altri con rigore”, mentre “l’atteggiamento di Gesù è esattamente l’opposto: Egli pratica per primo il comandamento dell’amore, che insegna a tutti, e può dire che esso è un peso leggero e soave proprio perché ci aiuta a portarlo insieme con Lui”.
Cristo è “il nostro vero e unico Maestro” che “esprime la verità del suo insegnamento attraverso la fedeltà alla volontà del Padre, attraverso il dono di se stesso” non opprimendo “la libertà altrui in nome della propria autorità”. Egli “si è presentato al mondo come servo, spogliando totalmente se stesso e abbassandosi fino a dare sulla croce la più eloquente lezione di umiltà e di amore.”
Gian Paolo Cassano
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