LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
Il dramma del lavoro che non c’è in un tempo di crisi è venuto fuori in modo chiaro nella S. Messa che il Papa ha celebrato nei cantieri navali (chiusi da anno) ad Ancona, concludendo domenica 11 settembre il XXV Congresso Eucaristico nazionale, dove è stato accolto dal card. Angelo Bagnasco (presidente della Conferenza Episcopale italiana) e da mons. Edoardo Menichelli (arcivescovo di Ancona-Osimo).
Da ancora però è venuta anche una luce di speranza, di fronte all’annuncio di possibili nuove commessa per il cantiere e alle parole del papa che ha scosso l’assemblea degli oltre 100.000 fedeli presenti.
Benedetto XVI ha ricordato come l’Eucaristia possa trasformare la nostra vita quotidiana e indicare la via per costruire una società più equa e fraterna. “Qui Dio si fa così vicino da farsi nostro cibo, qui Egli si fa forza nel cammino spesso difficile, qui si fa presenza amica che trasforma”. Qui “Dio si dona a noi, per aprire la nostra esistenza a Lui, per coinvolgerla nel mistero di amore della Croce”. Infatti “la comunione eucaristica “ci strappa dal nostro individualismo, ci comunica lo spirito del Cristo morto e risorto, ci conforma a Lui; ci unisce intimamente ai fratelli in quel mistero di comunione che è la Chiesa, dove l’unico Pane fa dei molti un solo corpo.”
E’ così che l’Eucaristia attiva le nostre energie morali: “chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, chi riceve il corpo del Signore non può non essere attento, nella trama ordinaria dei giorni, alle situazioni indegne dell’uomo, e sa piegarsi in prima persona sul bisognoso, sa spezzare il proprio pane con l’affamato, condividere l’acqua con l’assetato, rivestire chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato”.
Un’autentica “spiritualità eucaristica” è il vero antidoto all’individualismo, l’anima di una comunità ecclesiale che sa “superare le contrapposizioni” aiutandoci “ad accostare le diverse forme di fragilità umana” e le difficoltà sociali e la crisi del mondo del lavoro. E’ questa la “via per restituire dignità ai giorni dell’uomo e quindi al suo lavoro, nella ricerca della sua conciliazione con i tempi della festa e della famiglia e nell’impegno a superare l’incertezza del precariato e il problema della disoccupazione”.
All’Angelus Benedetto XVI ha fatto memoria degli attentati dell’11 settembre 2001 invitando “i responsabili delle Nazioni e gli uomini di buona volontà a rifiutare sempre la violenza come soluzione dei problemi, a resistere alla tentazione dell’odio e a operare nella società, ispirandosi ai principi della solidarietà, della giustizia e della pace”.
Pensando poi alla “spirituale presenza di Maria” nella “terra marchigiana” (nel santuario di Loreto) ha affidato a Lei l’Italia intera affinché “sia sempre viva la fede nel Mistero eucaristico, che in ogni città e in ogni paese, dalle Alpi alla Sicilia, rende presente Cristo Risorto, sorgente di speranza e di conforto per la vita quotidiana, specie nei momenti difficili.”
Rivolto ad oltre 500 coppie di fidanzati, Benedetto XVI ha domandato di fondare le future famiglie su “tre pilastri”: “fedeltà, indissolubilità e trasmissione della vita”. Sono un “patrimonio prezioso per l’intera società. Fin d’ora, fondate su di essi il vostro cammino verso il matrimonio e testimoniatelo anche ai vostri coetanei: è un servizio prezioso!” facendo sì che non manchi l’appuntamento dell’Eucaristia domenicale da cui “scaturisce il senso cristiano dell’esistenza e un nuovo modo di vivere”.
Ma soprattutto il Pontefice ha voluto sottolineare l’errata convinzione che la convivenza prima del Matrimonio sia ‘garanzia per il futuro’. “Bruciare le tappe finisce per ‘bruciare’ l’amore, che invece ha bisogno di rispettare i tempi e la gradualità nelle espressioni; ha bisogno di dare spazio a Cristo, che è capace di rendere un amore umano fedele, felice e indissolubile”.
Sempre nel pomeriggio di domenica ha incontrato i sacerdoti e le famiglie “chiamati ad una missione comune”, quella di “testimoniare e rendere presente” l’amore di Cristo “a servizio della comunità”, superando “una visione riduttiva della famiglia”, quale “mera destinataria dell’azione pastorale”.
Infatti “la famiglia è ricchezza per gli sposi, bene insostituibile per i figli, fondamento indispensabile della società, comunità vitale per il cammino della Chiesa … è luogo privilegiato di educazione umana e cristiana e rimane, per questa finalità, la migliore alleata del ministero sacerdotale.”
Di qui l’invito ai sacerdoti ad essere vicini alle famiglie (“nessuna vocazione è una questione privata, tantomeno quella al matrimonio, perché il suo orizzonte è la Chiesa intera”), che debbono essere vicini ad essi con una fraternità che sia “un prezioso aiuto spirituale e un sostegno nelle prove della vita”.
Gian Paolo Cassano
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