LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
Una speciale preghiera per i cattolici cinesi (in collegamento con la Giornata del 24 maggio) è stata chiesta dal Papa durante l’udienza generale di mercoledì 18 maggio. “Là, come altrove – ha detto Benedetto XVI – Cristo vive la sua passione. Mentre aumenta il numero di quanti Lo accolgono come il loro Signore, da altri Cristo è rifiutato, ignorato o perseguitato”.
Il Pontefice ha espresso la sua vicinanza “ai sacerdoti e a tutti i cattolici che incontrano difficoltà nella libera professione di fede”, certi che “con la nostra preghiera possiamo aiutarli a trovare la strada per mantenere viva la fede, forte la speranza, ardente la carità verso tutti … fiduciosi che, con la preghiera, possiamo fare qualcosa di molto reale” per questa Chiesa.
Nell’Udienza ha riflettuto sulla figura di Abramo e sulla sua capacità di intercedere presso Dio per la salvezza dell’umanità, commentando innanzitutto la scena descritta dal capitolo 18 della Genesi, dove Abramo intercede nella preghiera presso Dio per gli abitanti di Sodoma e Gomorra puniti per la loro malvagità.
Così “Abramo mette davanti a Dio la necessità di evitare una giustizia sommaria”, intercedendo non solo per gli innocenti, ma per tutti. “Così facendo, mette in gioco una nuova idea di giustizia: non quella che si limita a punire i colpevoli, come fanno gli uomini, ma una giustizia diversa, divina, che cerca il bene e lo crea attraverso il perdono che trasforma il peccatore, lo converte e lo salva. Con la sua preghiera, dunque, Abramo non invoca una giustizia meramente retributiva, ma un intervento di salvezza che, tenendo conto degli innocenti, liberi dalla colpa gli empi, perdonandoli”.
La giustizia di Dio infatti è “superiore” perché Dio non è la punizione, ma la misericordia. Abramo “bussa” al suo cuore, anzi scava “negli abissi della misericordia divina”, perché sa che il desiderio divino è quello di “salvare, dare vita, trasformare il male in bene”.
Così “con la sua supplica, Abramo sta prestando la propria voce, ma anche il proprio cuore, alla volontà divina: il desiderio di Dio è misericordia, amore e volontà di salvezza (…) Con la voce della sua preghiera, Abramo sta dando voce al desiderio di Dio, che non è quello di distruggere, ma di salvare Sodoma, di dare vita al peccatore convertito”.
Se non ci saranno neanche dieci giusti, per Sodoma e Gomorra possano salvarsi è perché è necessaria “una piccola particella di bene da cui partire per salvare un grande male”, una “trasformazione dall’interno, un qualche appiglio di bene” per tramutare “l’odio in amore, la vendetta in perdono”, per rintracciare “dentro la realtà malata” un “germe di bene che può risanare e dare la vita”.
“Che nelle nostre città – ha auspicato il Papa – si trovi il germe di bene”; ma occorrerà “che Dio stesso diventi quel giusto (…) il Giusto definitivo, il perfetto Innocente, che porterà la salvezza al mondo intero morendo sulla croce, perdonando e intercedendo per coloro che ‘non sanno quello che fanno’. Allora la preghiera di ogni uomo troverà la sua risposta, allora ogni nostra intercessione sarà pienamente esaudita”.
Domenica 22 maggio, al Regina Coeli, ha evidenziato nell’impegno di annunciare Cristo, “la via, la verità e la vita” il compito principale della Chiesa. Ciò significa “lasciarsi guidare da Gesù, dalla sua parola di Verità, e accogliere il dono della sua Vita. Facciamo nostro l’invito di San Bonaventura: Apri dunque gli occhi, tendi l’orecchio spirituale, apri le tue labbra e disponi il tuo cuore, perché tu possa in tutte le creature vedere, ascoltare, lodare, amare, venerare, glorificare, onorare il tuo Dio”.
Gian Paolo Cassano
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