Un nuovo martire, vittima dell’odio del nazismo; è don Georg Häfner, morto a Dachau nel 1942 che è stato beatificato domenica 15 maggio nella sua città natale, Würzburg, dove era nato nel 1900. Fu un segno di vita in un campo di morte, come in quel luogo di sterminio, vicino a Monaco di Baviera dove venne deportato a causa della sua stessa missione pastorale e la sua opposizione al nazismo, ideologia anticristiana oltre che antiumana.
Fu parroco di Oberschwarzach dove volle essere amore per gli altri, rivelando amore e donando amore; appassionato catechista, sempre impegnato nella formazione dei giovani, con un’azione sempre caratterizzata dalla mitezza e dalla fortezza cristiana. Sacerdote esemplare, parroco coraggioso, fedele al suo ministero e interamente dedito alla difesa della verità evangelica anche a costo della persecuzione e della morte. A Dachau venne portato il 12 dicembre 1941 e marchiato nella carne con il n. 28 876; don Haefner si abbandonò completamente a Dio, in unione alla passione di Gesù, perdonando fino in fondo, sull’esempio di Cristo, i suoi aguzzini. “Non vogliamo né condannare né serbare rancore – disse poco prima di morire – nei confronti di nessuno, vogliamo solo essere buoni verso tutti”.
“Autentico testimone della mitezza di Cristo, agnello immolato – ha detto nell’omelia di beatificazione il card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi -. Dalle testimonianze apprendiamo che fu preso più volte a pugni e calci e che ripeteva sempre: «Tutto per Cristo Re». Sopportava con pazienza la dura fatica del lavoro quotidiano, della mancanza di cibo e della mancanza di cure per i suoi piedi gonfi. Pregava molto anche per i suoi aguzzini e non si lamentava mai. La sua passione e morte costituiscono una subdola modalità dei moderni persecutori: annientare le vittime sfinendole a poco a poco”.
non si abbassò mai a rispondere violenza a violenza; “a causa del pesante lavoro manuale e della scarsa nutrizione – ha ancora detto il card. Amato – don Georg si era ridotto in fin di vita. L’insorgenza, poi, di un’infiammazione purulenta al piede destro e la carenza di cure adeguate avevano ulteriormente infiacchito il suo fisico. Portato troppo tardi in infermeria, vi morì il 20 agosto 1942”.
Don Georg morì “in aerumnis carceris”, cioè a causa dei tormenti subiti durante la prigionia, e per questo Papa Benedetto XVI nel 2009 lo ha proclamato martire.
Gian Paolo Cassano
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