Beato

PIANURA – Una vita dedicata alla promozione delle vocazioni; così può essere sintetizzata la vita di don Giustino Russolillo, parroco di Pianura, a Napoli, e fondatore della Società delle Divine Vocazioni (in due rami, quello maschile e quello femminile) beatificato lo scorso 7 maggio.

Era nato il 18 gennaio 1891 rivelando ben presto la sua vocazione sacerdotale (fu ordinato presbitero il 20 settembre 1913); passò tutta la sua vita come parroco a Pianura dove morì il 2 agosto 1955.

La vita di don Giustino – ha ricordato il card. Angelo Amato (prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi) che ha presieduto il rito – era fondata su tre robusti pilastri: l’amore alla Parola di Dio, al Vangelo, l’obbedienza alle divine ispirazioni e l’adorazione trinitaria. Praticamente don Giustino aveva sempre tra le mani il Vangelo, quale vademecum di luce e di Verità. Conseguenza di questo ascolto continuo della Parola di Dio era la sua obbedienza alle ispirazioni di Dio, che lo incitavano a compiere sempre il bene con frequenza e convinzione”.

Don Giustino sapeva incoraggiare alla santità; ripeteva spesso ai suoi giovani: “Fatti Santo, fatti Santo davvero, che tutto il resto è zero”.

Giustiniello, (come affettuosamente era chiamato) si dedicò completamente al servizio delle vocazioni e alla riabilitazione di quelle tradite e la sua opera, il “Vocazionario”, era una casa dove accoglieva gratuitamente i giovani aspiranti al sacerdozio e dove, con la formazione, li aiutava a discernere e servire la loro vocazione.

Un’opera centrata nel catechismo, invitando tutti i sacerdoti ad annunziare al mondo la Buona Notizia e ad indicare a tutti la via della santità.

Don Giustino – ha aggiunto il card. Amato – fu un formidabile educatore di sacerdoti. Da questa spiritualità trinitaria egli attingeva sicuri orientamenti di formazione. Ai sacerdoti formati secondo il cuore di Cristo, il Beato Giustino affida il compito di diventare padri spirituali, di moltiplicare le vocazioni sacerdotali e religiose, come un albero buono che produce frutti buoni”.

Gian Paolo Cassano

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