LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
“Oggi, come ai tempi di san Lorenzo, il mondo ha tanto bisogno di pace, ha bisogno di uomini e donne pacifici e pacificatori. Tutti coloro che credono in Dio devono essere sempre sorgenti e operatori di pace”. Lo ha ricordato, nell’Udienza generale di mercoledì 23 marzo il Papa, tracciando la figura di san Lorenzo da Brindisi, grande evangelizzatore e dottore della Chiesa del XVI secolo. Frate Cappuccino intelligente, poliglotta, fu “predicatore efficace”, conoscendo a menadito la Bibbia e la letteratura rabbinica, al punto da suscitare “ammirazione e rispetto” tra gli ebrei più dotti.
Sapeva farsi capire dalla gente umile grazie alla “sua esposizione chiara e pacata”. “Anche oggi la nuova evangelizzazione – ha detto il Pontefice – ha bisogno di apostoli ben preparati, zelanti e coraggiosi, perché la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano sugli orientamenti culturali del relativismo etico e dell’indifferenza religiosa, e trasformino i vari modi di pensare e di agire in un autentico umanesimo cristiano”.
Testimone di pace, annunciatore convincente, ma anche uomo di preghiera. Dote che deve esser di ogni sacerdote, perché pregare “è il momento più importante nella vita di un sacerdote” e protegge da derive e confusioni: “alla scuola dei santi, ogni presbitero … può evitare il pericolo dell’attivismo, di agire cioè dimenticando le motivazioni profonde del ministero, solamente se si prende cura della propria vita interiore … Se non siamo interiormente in comunione con Dio, non possiamo dare niente neppure agli altri. Perciò Dio è la prima priorità”.
Nel tempo segnato dalla Riforma, fu esempio di dialogo “in grado di illustrare in modo esemplare la dottrina cattolica” di mostrare “il fondamento biblico e patristico di tutti gli articoli di fede messi in discussione.”
“Il successo di cui Lorenzo – ha ancora detto Benedetto XVI – godette ci aiuta a comprendere che anche oggi, nel portare avanti con tanta speranza ed entusiasmo il dialogo ecumenico, il confronto con la Sacra Scrittura, letta nella Tradizione della Chiesa, costituisce un elemento irrinunciabile e di fondamentale importanza, come ho voluto ricordare nell’Esortazione Apostolica Verbum Domini”.
Domenica 27 marzo, all’Angelus, Benedetto XVI ha espresso la sua preoccupazione “per l’incolumità e la sicurezza della popolazione civile” in Libia, chiedendo di “ricorrere ad ogni mezzo di cui dispone l’azione diplomatica e di sostenere anche il più debole segnale di apertura e di volontà di riconciliazione fra tutte le Parti coinvolte, nella ricerca di soluzioni pacifiche e durature”.
Soffermandosi sull’episodio evangelico della samaritana e al simbolismo battesimale dell’acqua, ha evidenziato come questa rappresenti “lo Spirito Santo, il “dono” per eccellenza che Gesù è venuto a portare da parte di Dio Padre. Chi rinasce dall’acqua e dallo Spirito Santo, cioè nel Battesimo, entra in una relazione reale con Dio, una relazione filiale, e può adorarLo “in spirito e verità” (Gv 4,23.24).”
Di qui l’invito a fermarsi “un momento in silenzio, nella nostra stanza, o in una chiesa, o in un luogo appartato” per far posto a Cristo che bussa sempre al cuore dell’uomo “e attende con pazienza la sua risposta” che può venire solo da un ascolto attento.
“Grazie all’incontro con Gesù Cristo e al dono dello Spirito Santo, la fede dell’uomo giunge al suo compimento, come risposta alla pienezza della rivelazione di Dio.”
Gian Paolo Cassano
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