LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
San Giovanni della Croce ci invita a seguire Cristo, luce che ci aiuta nella vita di ogni giorno. E’ stata infatti la figura del grande mistico del XVI secolo, amico di Santa Teresa d’Avila e riformatore dei carmelitani l’oggetto della catechesi dell’udienza generale di mercoledì 16 febbraio.
Egli parla dell’amore di Dio; “se un uomo reca in sé un grande amore – ha aggiunto il Papa – questo amore gli dà quasi ali, e sopporta più facilmente tutte le molestie della vita, perché porta in sé questa grande luce; questa è la fede: essere amato da Dio e lasciarsi amare da Dio in Cristo Gesù”.
Ha ripercorso così la vita del santo, segnata da sofferenze, difficoltà e incomprensioni sempre superate con un’incrollabile fiducia nel Signore, l’amicizia spirituale con Teresa d’Avila e le sue opere maggiori tra cui “Ascesa al Monte Carmelo”, “Notte oscura”, “Cantico spirituale” e “Fiamma d’amor viva”.
Filo conduttore è la purificazione progressiva dell’anima per scalare la vetta della perfezione cristiana, simboleggiata dal Monte Carmelo, “proposta come un cammino che l’uomo intraprende, collaborando con l’azione divina, per liberare l’anima da ogni attaccamento o affetto contrario alla volontà di Dio. La purificazione, che per giungere all’unione d’amore con Dio dev’essere totale, inizia da quella della vita dei sensi e prosegue con quella che si ottiene per mezzo delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità, che purificano l’intenzione, la memoria e la volontà”.
San Giovanni della Croce insegna che il vero protagonista nel processo di purificazione “è Dio: tutto quello che l’uomo può fare è ‘disporsi’, essere aperto all’azione divina e non porle ostacoli. Vivendo le virtù teologali, l’uomo si eleva e dà valore al proprio impegno. Il ritmo di crescita della fede, della speranza e della carità va di pari passo con l’opera di purificazione e con la progressiva unione con Dio fino a trasformarsi in Lui”.
All’Angelus domenica 20 febbraio ha parlato del “nuovo stile” del pastore “che è stato inaugurato dal Signore Gesù ed è stato fatto proprio dagli Apostoli”; così “quando si soffre per il male, la persecuzione, l’ingiustizia, evitiamo la rivincita, la vendetta e l’odio, e preghiamo per i persecutori”.
Occorre ascoltare Gesù cosicché “ritroviamo quella stessa chiamata, quello stesso audace obiettivo” ed imitarlo perché “chi accoglie il Signore nella propria vita e lo ama con tutto il cuore è capace di un nuovo inizio. Riesce a compiere la volontà di Dio: realizzare una nuova forma di esistenza animata dall’amore e destinata all’eternità.”
Citando poi dell’Imitazione di Cristo ha rammentato come l’amore sia “un bene che rende leggera ogni cosa pesante e sopporta tranquillamente ogni cosa difficile. L’amore aspira a salire in alto, senza essere trattenuto da alcunché di terreno. Nasce da Dio e soltanto in Dio può trovare riposo.”
Gian Paolo Cassano
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