LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
“La storia del movimento ecumenico è segnata da difficoltà e incertezze, ma è anche una storia di fraternità, di cooperazione e di condivisione umana e spirituale, che ha mutato in misura significativa le relazioni tra i credenti nel Signore Gesù: tutti siamo impegnati a continuare su questa strada”.
L’udienza generale di mercoledì 19 gennaio è stata particolarmente dedicata al tema dell’unità dei cristiani; infatti, è sulla strada dei “quattro pilastri” della prima comunità cristiana, quella indivisa (l’ascolto degli Apostoli, la condivisione dei beni, lo spezzare il Pane eucaristico e la preghiera) è possibile ritrovare anche quelli del cammino ecumenico. Il Pontefice si è soffermato su ognuno delle “quattro caratteristiche”. Per prima cosa è necessario partire dall’ascolto del Vangelo: “ogni sforzo per la costruzione dell’unità tra tutti i cristiani passa pertanto attraverso l’approfondimento della fedeltà al depositum fidei trasmessoci dagli Apostoli. Fermezza nella fede è il fondamento della nostra comunione, è il fondamento dell’unità cristiana”.
C’è poi la comunione fraterna in “modalità sempre nuove di espressione” nel corso della storia, come quella dei rapporti di fraternità e di amicizia costruiti tra cristiani. “La comunione con Dio – ha rilevato il Papa – realizzata come comunione fraterna, si esprime, in concreto, nell’impegno sociale, nella carità cristiana, nella giustizia”. Per questo “nessuno nella comunità cristiana deve avere fame, deve essere povero: questo è un obbligo fondamentale.”
Il terzo aspetto riguarda la “frazione del pane”, la celebrazione dell’Eucaristia: “durante questa settimana di preghiera per l’unità è particolarmente vivo il rammarico per l’impossibilità di condividere la stessa mensa eucaristica, segno che siamo ancora lontani dalla realizzazione di quell’unità per cui Cristo ha pregato.” Ciò “deve diventare motivo di un impegno ancora più generoso da parte di tutti affinché, rimossi gli ostacoli alla piena comunione, giunga quel giorno in cui sarà possibile riunirsi intorno alla mensa del Signore, spezzare insieme il pane eucaristico e bere allo stesso calice”.
Sulla quarta peculiarità dei cristiani, la preghiera, Benedetto XVI ha parlato del “Padre Nostro”, che esprime il “noi” della comunità cristiana. “È provvidenziale – ha osservato – il fatto che, nel cammino per costruire l’unità, venga posta al centro la preghiera: questo ci ricorda, ancora una volta, che l’unità non può essere semplice prodotto dell’operare umano (…) Il cammino verso l’unità visibile tra tutti i cristiani abita nella preghiera, perché fondamentalmente l’unità non la ‘costruiamo’ noi, ma la ‘costruisce’ Dio …. La Chiesa è sua e non nostra”.
Ha infine evidenziato la “comune responsabilità” che i cristiani hanno oggi “verso il mondo”, crescendo “ogni giorno nell’amore reciproco, impegnandosi a superare quelle barriere che ancora esistono tra i cristiani” per poter “essere portatori di un messaggio che orienti e illumini il cammino dell’uomo del nostro tempo, spesso privo di chiari e validi punti di riferimento.”
All’Angelus di domenica 23 gennaio ha richiamato nel “serio impegno di conversione” la via “che conduce la Chiesa, con i tempi che Dio dispone, alla piena unità visibile”. Il pensiero del Papa è andato ai Cristiani della Terra Santa (che hanno offerto lo spunto di riflessione per la Settimana ecumenica) e alla prove che debbono affrontare.
“Rimanendo saldamente unita a Cristo, la Chiesa può compiere efficacemente la sua missione”, superando quelle divisioni, che, come ricorda Paolo, sono “un’offesa a Cristo; e, al tempo stesso, che è sempre in Lui, unico Capo e Signore, che possiamo ritrovarci uniti, per la forza inesauribile della sua grazia”. Preghiamo Dio – ha concluso – che affretti “l’ora in cui la Chiesa sia pienamente unita”.
Gian Paolo Cassano
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