LA PAROLA di PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
Nell’Udienza generale di mercoledì 15 dicembre il Papa si è soffermato sulla figura di S. Veronica Giuliani, mistica del XVII secolo, tralasciando per una volta le sante dell’epoca medievale, a motivo del giubileo della diocesi di Città di Castello per i 350 anni della sua nascita.
Veronica Giuliani, monaca clarissa a Gubbio ed innamorata di Cristo, come testimonia il suo ponderoso Diario (22.000 pagine manoscritte !), arse d’amore per Cristo, al punto di riuscire a “vederlo” ed in qualche modo a squarciare il velo del Paradiso.
“E’ l’esperienza di essere amata da Cristo – ha spiegato Benedetto XVI – Sposo fedele e sincero, e di voler corrispondere con un amore sempre più coinvolto e appassionato. In lei tutto è interpretato in chiave d’amore, e questo le infonde una profonda serenità. Ogni cosa è vissuta in unione con Cristo, per amore suo, e con la gioia di poter dimostrare a Lui tutto l’amore di cui è capace una creatura”. Volle imitare Gesù nel suo “offrirsi al Padre” per la salvezza della Chiesa e dell’umanità.
“Il suo cuore – ha aggiunto il Papa – si dilata a tutti ‘i bisogni di Santa Chiesa’, vivendo con ansia il desiderio della salvezza di ‘tutto l’universo mondo’ (…) Animata da un’ardente carità, dona alle sorelle del monastero attenzione, comprensione, perdono; offre le sue preghiere e i suoi sacrifici per il Papa, il suo vescovo, i sacerdoti e per tutte le persone bisognose, comprese le anime del purgatorio.” Vuole “stare in mezzo tra gli uomini e Dio, tra i peccatori e Cristo Crocifisso”, mostrando così “un forte senso ‘solidale’, di comunione con tutti i fratelli e le sorelle in cammino verso il Cielo, e vive, prega, soffre per tutti”.
La mistica seicentesca “ci invita a far crescere, nella nostra vita cristiana, l’unione con il Signore, abbandonandoci alla sua volontà con fiducia completa e totale”, ed insieme l’unione con la Chiesa, Sposa di Cristo. “Ci invita a nutrirci quotidianamente della Parola di Dio per riscaldare il nostro cuore e orientare la nostra vita. Le ultime parole della Santa possono considerarsi la sintesi della sua appassionata esperienza mistica: ‘Ho trovato l’Amore, l’Amore si è lasciato vedere!’”.
Domenica 19 dicembre, all’Angelus, ha parlato di S. Giuseppe come l’esempio di un uomo che ha fiducia nel progetto di salvezza di Dio, “l’uomo nuovo, che guarda con fiducia e coraggio al futuro, non segue il proprio progetto, ma si affida totalmente all’infinita misericordia di Colui che avvera le profezie e apre il tempo della salvezza”.
Per questo S. Ambrogio “commenta che ‘in Giuseppe ci fu l’amabilità e la figura del giusto, per rendere più degna la sua qualità di testimone” (…) Pur avendo provato turbamento, Giuseppe agisce “come gli aveva ordinato l’angelo del Signore’, certo di compiere la cosa giusta. Anche mettendo il nome di ‘Gesù’ a quel Bambino che regge tutto l’universo, egli si colloca nella schiera dei servitori umili e fedeli, simile agli angeli e ai profeti, simile ai martiri e agli apostoli – come cantano antichi inni orientali”.
A lui, patrono universale della Chiesa, ha voluto “affidare tutti i Pastori, esortandoli ad offrire ai fedeli cristiani e al mondo intero l’umile e quotidiana proposta delle parole e dei gesti di Cristo.”
Gian Paolo Cassano
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