LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
Di fronte alla grandi calamità naturali (in Indonesia e in Benin) il Papa, nell’udienza di mercoledì 27 settembre ha espresso la propria vicinanza e preghiera, dedicando poi la catechesi a S. Brigida di Svezia, vissuta nel XIV secolo, grande mistica co patrona d’Europa ed esempio di santità coniugale.
“Brigida – ha detto Benedetto XVI – spiritualmente guidata da un dotto religioso che la iniziò allo studio delle Scritture, esercitò un influsso molto positivo sulla propria famiglia che, grazie alla sua presenza, divenne una vera ‘chiesa domestica’. (…) Questo primo periodo della vita di Brigida ci aiuta ad apprezzare quella che oggi potremmo definire un’autentica ‘spiritualità coniugale’: insieme, gli sposi cristiani possono percorrere un cammino di santità, sostenuti dalla grazia del Sacramento del Matrimonio”.
Anche il marito (Ulf) fu aiutato dalla moglie nel suo percorso di fede. “Possa lo Spirito del Signore suscitare anche oggi la santità degli sposi cristiani, per mostrare al mondo la bellezza del matrimonio vissuto secondo i valori del Vangelo: l’amore, la tenerezza, l’aiuto reciproco, la fecondità nella generazione e nell’educazione dei figli, l’apertura e la solidarietà verso il mondo, la partecipazione alla vita della Chiesa”.
Rimasta vedova, Brigida approfondì il suo rapporto interiore con Dio, da cui scaturì una lunga e variegata esperienza di rivelazioni divine, specie nella contemplazione della Passione di Cristo, fondando un Ordine religioso con i due rami, maschile e femminile, sotto l’autorità di una “abbadessa”. “Di fatto, nella grande tradizione cristiana, alla donna è riconosciuta una dignità propria, e, sempre sull’esempio di Maria, Regina degli Apostoli, un proprio posto nella Chiesa, che, senza coincidere con il sacerdozio ordinato, è altrettanto importante per la crescita spirituale della comunità.” Per questo divenne fin da subito “una una figura eminente nella storia dell’Europa” e Giovanni Paolo II la dichiarò compatrona d’Europa.
All’Angelus di domenica 31 ottobre Benedetto XVI ha sottolineato che l’amore misericordioso del Signore scioglie la durezza del cuore. “Dio – ha affermato il Papa – non esclude nessuno, né poveri né ricchi. Dio non si lascia condizionare dai nostri pregiudizi umani, ma vede in ognuno un’anima da salvare ed è attratto specialmente da quelle che sono giudicate perdute e che si considerano esse stesse tali”.
L’episodio evangelico di Zaccheo è emblematico; egli “profondamente colpito dalla visita di Gesù, decide di cambiare vita.” Di qui l’invito del Papa “affinché anche noi possiamo sperimentare la gioia di essere visitati dal Figlio di Dio, di essere rinnovati dal suo amore, e trasmettere agli altri la sua misericordia”.
Nella solennità di Tutti i Santi il Pontefice ha parlato del dono e della bellezza della santità che è “imprimere Cristo in sé stessi, è lo scopo di vita del cristiano”. “L’eternità – ha spiegato Benedetto XVI – non è “un continuo susseguirsi di giorni del calendario, ma qualcosa come il momento colmo di appagamento, in cui la totalità ci abbraccia e noi abbracciamo la totalità dell’essere, della verità, dell’amore”.
Di qui la comunione con gli spiriti beati perché “la vita dei santi non è solo la biografia terrena ma anche l’operare in Dio dopo la morte” che “è parte del cammino di assimilazione a Dio”, per cui “non dobbiamo temerla perché non spezza l’unione in Cristo”. Infine, ha pregato per le vittime dell’assurda violenza nel ”gravissimo attentato nella cattedrale siro-cattolica di Bagdad”, incoraggiando “tutti ad essere forti e saldi nella speranza” e rinnovando un accorato appello per la pace.
Gian Paolo Cassano
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