LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
Richiamiamo brevemente l’insegnamento del Papa all’ Angelus e alle Udienze della prima parte del mese di agosto.
Domenica 1 agosto, all’Angelus, il Papa ha ricordato come “la vita quotidiana ci insegna che tutto passa in questo mondo” ed “i beni terreni non sono lo scopo, ma un mezzo nella via verso l’eternità. Apriamo allora i nostri cuori alle necessità dei fratelli, diventando ricchi davanti Dio”. E’ l’insegnamento dei Santi (come S. Ignazio di Loyola, S. Alfonso Maria de’ Liguori, S. Eusebio, S. Giovanni Maria Vianney)il cui impegno comune “è stato quello di salvare le anime e di servire la Chiesa con i rispettivi carismi, contribuendo a rinnovarla e ad arricchirla. Questi uomini hanno acquistato ‘un cuore saggio’ (Sal 89,12), accumulando ciò che non si corrompe e scartando quanto è irrimediabilmente mutevole nel tempo: il potere, la ricchezza e gli effimeri piaceri. Scegliendo Dio hanno posseduto ogni cosa necessaria, pregustando fin dalla vita terrena l’eternità (cfr Qo, 1-5)”.
Domenica 8 agosto ha invitato “ad usare le cose senza egoismo, sete di possesso o di dominio, ma secondo la logica di Dio, la logica dell’attenzione all’altro, la logica dell’amore”.Significa avere un cuore “aperto ad una speranza che illumina e anima l’esistenza concreta” perché “chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova’”.
L’attesa del compimento della «beata speranza», la sua venuta, deve spingere ancora di più ad una vita intensa, ricca di opere buone, sull’esempio dei santi (come S. Domenico di Guzman, S. Chiara di Assisi, S. Lorenzo, S. Teresa Benedetta della Croce, [Edith Stein], e S. Massimiliano Maria Kolbe) che “hanno impostato la loro vita proprio a partire da Dio e in vista di Dio”.
Domenica 15 agosto, nell’Assunta, ha evidenziato come il Cristianesimo non annuncia una salvezza astratta, ma prometta la vita eterna, dove niente di ciò che ci è più caro andrà in rovina, ma continuerà a vivere grazie all’amore di Dio. “Noi tutti esistiamo in forza del Suo amore – ha sottolineato – esistiamo perché egli ci ama, perché egli ci ha pensati e ci ha chiamati alla vita. Esistiamo nei pensieri e nell’amore di Dio. Esistiamo in tutta la nostra realtà, non solo nella nostra ‘ombra’. La nostra serenità, la nostra speranza, la nostra pace si fondano proprio su questo: in Dio … nel suo amore creatore, noi siamo custoditi e introdotti con tutta la nostra vita, con tutto il nostro essere nell’eternità. E’ il suo Amore che vince la morte e ci dona l’eternità, ed è questo amore che chiamiamo «cielo»: Dio è così grande da avere posto anche per noi”.
Mercoledì 4 agosto, l’udienza è stata riservata ai ministranti in pellegrinaggio da tutta Europa (erano circa 50.000), specie dalla Germania, riflettendo sulla figura di San Tarcisio, giovane martire, patrono dei ministranti ed esortando i giovani fedeli ad aiutare i sacerdoti a rendere Gesù più presente nel mondo. “Cari ministranti – ha esortato il Papa – la testimonianza di san Tarcisio e questa bella tradizione ci insegnano il profondo amore e la grande venerazione che dobbiamo avere verso l’Eucaristia”. E’ “un bene prezioso – ha aggiunto – un tesoro il cui valore non si può misurare, è il Pane della vita, è Gesù che si fa cibo, sostegno e forza per il nostro cammino di ogni giorno e strada aperta verso la vita eterna; è il dono più grande che Gesù ci ha lasciato”.
Mercoledì 11 agosto si è soffermato sull’esempio dei martiri (specificatamente Lorenzo, Edith Stein e Massimiliano Kolbe) che seguono il Signore fino in fondo, “accettando liberamente di morire per la salvezza del mondo, in una prova suprema di amore”. La loro forza nasce “dalla profonda e intima unione con Cristo, perché il martirio e la vocazione al martirio non sono il risultato di uno sforzo umano, ma sono la risposta ad un’iniziativa e ad una chiamata di Dio, sono un dono della Sua grazia, che rende capaci di offrire la propria vita per amore a Cristo e alla Chiesa e così al mondo”.
Se “probabilmente noi non siamo chiamati al martirio”, però “nessuno di noi è escluso dalla chiamata divina alla santità, a vivere in misura alta l’esistenza cristiana”: così “tutti, soprattutto nel nostro tempo in cui sembrano prevalere egoismo e individualismo, dobbiamo assumerci come primo e fondamentale impegno quello di crescere ogni giorno in un amore sempre più grande a Dio e ai fratelli per trasformare questo nostro mondo”.
Gian Paolo Cassano
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