LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
Un invito ai sacerdoti “per una più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi”: così si espresso il Papa (al Regina Coeli di domenica 25 aprile).
Ricordino che il sacerdote “continua l’opera della Redenzione sulla terra”; “sappiano sostare volentieri davanti al tabernacolo”; aderiscano “totalmente alla propria vocazione e missione mediante un’ascesi severa”; si rendano disponibili all’ascolto e al perdono; formino cristianamente il popolo a loro affidato; coltivino con cura la “fraternità sacerdotale.”
Nella Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, ricordando “Santa Monica, che supplicando Dio con umiltà ed insistenza, ottenne la grazia di veder diventare cristiano suo figlio Agostino”, ha spiegato come “la prima forma di testimonianza che suscita vocazioni” sia “la preghiera”, perché “ogni più piccolo germe di vocazione … diventi albero rigoglioso, carico di frutti per il bene della Chiesa e dell’intera umanità”.
Già sabato 24 aprile, concludendo il Convegno CEI “Testimoni digitali”, parlando ad oltre 8.000 operatori delle comunicazioni sociali, Benedetto XVI aveva incoraggiato a “prendere il largo nel mare digitale, affrontando la navigazione aperta con la stessa passione che da duemila anni governa la barca della Chiesa. Più che per le risorse tecniche, pur necessarie, vogliamo qualificarci abitando anche questo universo con un cuore credente, che contribuisca a dare un’anima all’ininterrotto flusso comunicativo della rete”. Così Internet diventi “una sorta di portico dei gentili … dove fare spazio anche a coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto”: è stato questo l’auspicio di Benedetto XVI, che ha esortato i media cattolici ad offrire, nel tempo digitale, “i segni necessari per riconoscere il Signore”.
E’ questa una “missione irrinunciabile della Chiesa” ed il compito di ogni credente che opera nei media è quello di assicurare la qualità del contatto umano, garantendo l’attenzione alle persone e ai loro bisogni spirituali, superando “i pericoli di omologazione e di controllo, di relativismo intellettuale e morale, già ben riconoscibili nella flessione dello spirito critico, nella verità ridotta al gioco delle opinioni, nelle molteplici forme di degrado e di umiliazione dell’intimità della persona”.
Nell’udienza di mercoledì 21 aprile,invece, era ritornato su alcune impressioni del recente viaggio apostolico a Malta, un luogo che da due millenni difende i valori del Vangelo e se ne fa promotore in Europa e nel mondo. Non è sempre facile coniugare il Vangelo “con le complesse questioni dell’epoca contemporanea”, né è scontato, “ma la gente maltese sa trovare nella visione cristiana della vita le risposte alle nuove sfide. Ne è un segno, ad esempio, il fatto di aver mantenuto saldo il profondo rispetto per la vita non ancora nata e per la sacralità del matrimonio, scegliendo di non introdurre l’aborto e il divorzio nell’ordinamento giuridico del Paese”.
Un’isola “cristiana”, e la definizione va ben al di là della sola connotazione geografica. Per il Papa Malta è questo:, grazie a una straordinaria spinta missionaria imparata dal “missionario” per eccellenza: San Paolo.
Gian Paolo Cassano
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